Qualche giorno prima di pasqua, in pieno pollaio mediatico opportunisticamente creato da conduttori televisivi a corto di share mettendo pasdaran del vegetarianismo e del veganesimo da una parte e praticanti un po’ burini del “carnivorismo” dall’altra, la Camera più o meno all’unanimità ha approvato una legge contro gli sprechi alimentari e piuttosto transitivamente di contrasto alla povertà. Una legge più simile alle vecchie iniziative di pubblica beneficenza che a misure nuove di politica sociale, buona soprattutto perché organica, intervenendo a riordinare una materia ingolfata da troppe norme poco chiare, e consentendo agli operatori del settore alimentare di cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a enti privati senza scopo di lucro che operano con finalità sociali e solidaristiche. Il provvedimento, risultante dalla sintesi di otto proposte di legge e con prima firmataria la parlamentare PD Gadda Maria Chiara da Tradate, stabilisce modalità di cessione e requisiti di conservazione degli alimenti in coerenza con le (rigide) norme europee, prorogando di fatto la data di scadenza dei prodotti a condizione che siano conservati correttamente e che gli imballaggi siano integri. Consentita anche la distribuzione gratuita di prodotti mangerecci oggetto di confisca giudiziaria, nonché la possibilità per le imprese agricole di donare le eccedenze di campo o di allevamento (il cosiddetto “residuo in campo”). Le eccedenze alimentari non idonee al consumo umano potranno essere destinate al sostentamento di animali (evitando di farlo sapere ai vegani…) o alle attività di compostaggio del terreno.
In base alla nuova legge, supermercati e commercianti potranno fare un consuntivo a fine mese della mercanzia donata da cui scaricare l’iva, evitando l’iter farraginoso e fiscalmente pericoloso tuttora in vigore. La legge prevede anche la possibilità di distribuire gratuitamente prodotti farmaceutici, correttamente conservati e non scaduti, alle onlus che dispongono di personale sanitario con cui assistere persone indigenti. Ovviamente per l’entrata in vigore occorrerà l’approvazione del Senato, ma dovrebbe trattarsi di pura formalità. Quando si tratta di beneficenza, di carità cristiana, tutti sono cristianamente d’accordo. Diverso il discorso, soprattutto a destra, quando si tratta di introdurre reali misure di dignità sociale.
Sostanzialmente la legge regolarizza e perfeziona alcune buone pratiche già in atto in diverse città. Una legge di sistema (o quasi), che prevede campagne pubbliche informative e di sensibilizzazione sull’argomento (coinvolta la RAI), istituisce un fondo nazionale per progetti innovativi di ricerca e di sviluppo finalizzati alla limitazione degli sprechi e allo studio di modi di utilizzo alternativo delle eccedenze alimentari, con dotazione di due milioni d’euro per l’anno 2016 e un milione ciascuno per il 2017 e il 2018. Un altro fondo da un milione d’euro dovrebbe destinarsi ai ristoratori per promuovere l’utilizzo di moderni contenitori con cui consentire ai clienti di portare con sé gli avanzi, la “family bag”, evoluzione postpunk della nostranissima mappatella. La legge altresì riconosce ai Comuni la possibilità di concedere sconti sulle tariffe dei rifiuti alle imprese che partecipano al ciclo della redistribuzione. Un incentivo indirettamente concreto alle donazioni dovrebbe essere l’abolizione per i donatori della obbligatorietà della comunicazione preventiva all’Agenzia delle Entrate, nei casi in cui il valore commerciale della donazione non superi la soglia dei quindicimila euro.
Il controllo sulla regolarità dell’attività, sempre molto importante conoscendo l’italica abitudine alle furberie benefiche, è affidato ad un organismo denominato “tavolo di coordinamento tecnico”, istituito presso il ministero delle politiche agricole e composto da ancora non meglio precisate entità.
La legge, secondo le parole del ministro agricolo Martina Maurizio da Calcinate, dovrebbe consentire alle famiglie italiane di risparmiare parte dei dodici miliardi d’euro che ogni anno gli sprechi alimentari comportano sui loro bilanci. Vabbè, cifre sparate un po’ “ad minchiam” (Martina è pur sempre ministro di Matteo Renzi), ma un discreto beneficio, seppur difficilmente quantificabile e non solo in termini prettamente economici, dovrebbe venire dalla legge. Tante infatti e in continuo aumento, a sentir le forze dell’ordine, sono le denunce per furti alimentari, un fenomeno francamente poco degno per un Paese civile. Con la semplificazione burocratica delle modalità di recupero e di redistribuzione dei cibi invenduti, anche questo triste fenomeno dovrebbe attenuarsi. Come dire, da domani il governo sarà ancora e sempre più ladro quando piove, ma almeno ci darà qualcosa da mangiare.