
Tfa 2015: fa rima con “Te devi da’ da fa”. Il romanesco forse non può competere con la linearità dell’italiano standard, ma in compenso esprime tutto il senso di una sconfitta, o perlomeno di una lacerante delusione nei confronti delle parole (inespresse, per l’appunto) del governo Renzi, nei confronti dei neolaureati che nel prossimo anno conseguiranno il loro sudato titolo per poi starsene a spasso. La bufala Tfa ha sempre sproloquiato e decantato posti-lavoro fantasma. La situazione però, oggi è notevolmente aggravata dalle disposizioni che il Governo ha ideato per “sistemare” i giovani laureati in Lettere e filosofia e tutti coloro che intendono accedere ai concorsi per diventare docente.
Per coloro che si sono laureati già e hanno avuto l’opportunità di accedere alla prova Tfa, non resta che attendere i risultati e sperare. Mentre per tutti gli altri che sono ancora in “fila” per conseguire il titolo, cosa accadrà? In futuro non ci sarà nessun Tfa, bensì verranno attivate le magistrali abilitanti. Quelle che attualmente dovrebbero essere già in funzione e che di fatto non abilitano all’insegnamento. I corsi di laurea magistrale infatti non sono abilitanti, come invece era previsto nel decreto Gelmini. A tal fine, verrà abolito il TFA e con esso la modalità PAS (Percorsi abilitanti speciali), nonché la Facoltà di Scienze della formazione. Saranno introdotti dei corsi di Laurea Magistrale a numero chiuso che permetteranno realmente l’accesso all’agognato tirocinio! Esso avrà una durata di sei mesi e il futuro docente sarà affiancato da un mentor (sorta di tutor) che valuterà l’idoneità del tirocinante a percorso concluso. Ciò cosa vuol dire? Non vi sarà la certezza di superare la “prova”, se il tutor non valuterà positivamente l’operato del candidato, si dovrà ripetere il tirocinio in un altro istituto ma potrà comunque laurearsi.
E non è finita qui. Dal 2015/16 i concorsi a cattedra saranno riservati solo a chi è già abilitato all’insegnamento, tutti gli altri, out. L’unica strada prevista per l’insegnamento è quella della magistrale a numero chiuso, ma cosa ne sarà dei neolaureati o di chi è in procinto di discutere la tesi?
Iscriversi ad un nuovo corso di laurea magistrale? No, ovviamente. Chi rifarebbe una strada già battuta, in più con la prova del fuoco e lo scotto di un test d’ingresso (per non parlare delle tasse!)? Non sembrano per ora esserci risposte per questo gruppo di studenti che attendono ansiosi una risposta dopo anni di studio e sacrifici. Pare sia nata una nuova frangia di disoccupati che potrebbe essere definita con la formula dei “Né, né”. Né studenti, né lavoratori, né stagisti.
Ricapitolando: addio Tfa quindi. E per coloro che si laureano entro la fine del 2014 tutto tace. Tranne l’indignazione e la rabbia di studenti ed intere famiglie, che hanno investito tempo e denaro nell’istruzione dei propri figli. A chi obietti che i laureati -specie quelli che conseguono titolo in Lettere- devono essere pronti a svolgere vari lavori e che l’insegnamento non può e deve essere un ripiego collettivo, risponderei che chi studia spera perlomeno di nobilitarsi il futuro. Desiderare un posto di lavoro sta diventando una colpa, quando invece è un diritto sacrosanto. La cosa peggiore è che se ne parla davvero poco, se non per niente. Ma che importa? Alla fine, siamo solo al 41% di disoccupazione giovanile. C’è tempo.