
Cartelli corteo







Sembra un quiz televisivo
Le novità si sa non sono mai facili da accettare ma quella che riguarda la riforma del nuovo esame di stato non è proprio andata giù agli studenti che hanno protestato con numerosi cortei studenteschi in tutt’Italia, da
Milano, Firenze, Torino e Napoli, città quest’ultima che ha visto la partecipazione di circa mille persone che hanno partecipato al corteo che si è svolto il 22 febbraio 2019.
La manifestazione è iniziata alle ore 9:30 a Piazza del Gesù per poi proseguire per tutte le strade della città. I volti degli studenti esprimevano tutta la loro rabbia e l’ennesima delusione verso uno Stato che ancora una volta non li ha coinvolti nel cambiamento.
Nel corso della mattinata sono stati intervistati molti ragazzi che, senza alcun timore, hanno espresso le loro idee. Gli studenti hanno molto criticato il poco preavviso sulla nuova modalità d’esame, annunciata solamente sei mesi prima dell’inizio effettivo degli esami. Ciò metterà in grande difficoltà non solo gli studenti ma anche i professori. La studentessa Chiara Guarino afferma che vi è una paura generale per questo nuovo esame da parte di tutti gli studenti e denuncia il medesimo stato d’ansia negli stessi professori e in chi, nelle istituzioni come l’Assessore all’istruzione del Comune di Napoli nutre forti dubbi sullo svolgimento delle prove e dichiara di non sapere “cosa spetterà agli studenti a giugno”.
Ma vediamo i punti salienti della riforma che, emanata solamente alla fine del precedente anno, prevede due prove scritte con l’abolizione della terza prova (o quizzone), sostituita dalle prove invalsi; infine l’esame degli studenti terminerà con il colloquio orale diviso in due parti: la prima, dove lo studente dovrà portare una relazione sul percorso di alternanza scuola lavoro; la seconda dove lo studente dovrà “scegliere” tra tre buste “preconfezionate”, con all’interno gli argomenti su cui costruire la propria mappa concettuale, le sorti del proprio esame.
Ma sentiamo appunto la voce degli studenti, tra cui Chiara che aggiunge che il voto dell’esame è importante anche perché alcune università ne tengono conto, ed è quindi ingiusto che si debba mettere a rischio il voto finale perché la riforma è stata affermata pochi mesi prima dell’esame. L’abolizione della tesina è stata vista con grande disagio poiché era l’unico momento di “libertà” che era concesso agli studenti per esprimere le loro idee e dimostrare di avere capacità critiche sull’argomento scelto; ma ciò è stato abolito dai “monarchi del sistema”. Sono state criticate le buste che dovranno scegliere gli studenti al colloquio orale. Gli studenti sono increduli, sono arrivati al punto di paragonare e definire l’esame di stato come “un gioco televisivo” dove i ministri sono gli spettatori. I ragazzi studenti sono in piazza non solo per manifestare contro il nuovo esame, ma anche per protestare contro tutti i disagi che caratterizzano il mondo della scuola. Secondo le parole di Emilio questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In realtà l’argomento è molto più grande e complesso e parte dalla formazione del nuovo governo. La definisce come “la politica dell’insicurezza” in quanto gli studenti vorrebbero delle scuole agibili, più materiale scolastico. Dure ed ingenue sono state le parole del ministro Bussetti sul Sud Italia: “Il sud non ha bisogno di più fondi ma di impegno e lavoro per recuperare il gap con il nord”. Queste parole hanno solamente convinto ancora di più che in Italia regna un governo ancora basato sulla divisione tra nord e sud. Ciò non è più ammissibile.
Gli studenti dicono che non si fermeranno e che risponderanno con forza a questa forma di repressione che sentono provenire da quello Stato che dovrebbe tutelarli.