
La Corte Costituzionale dichiara con la sentenza n. 10 del 2015 illegittima la Robin Tax, ovvero l’addizionale IRES che alcune compagnie del comparto energetico hanno pagato a partire dal 2008 grazie a un provvedimento, il DL 112/2008 voluto dall’ex Ministro dell’Economia Tremonti. La norma è viziata da irragionevolezza poichè intendeva tassare i “sovraprofitti” di alcune compagnie, ma in realtà andava a colpire l’intero reddito. Inoltre, non garantendo un meccanismo di controllo che l’Autority per il gas l’elettricità e il sistema idrico deve esercitare e che la Corte stessa ha definito meccanismo “vulnerabile” e “difficilmente attuabile” in definitiva non ha protetto i consumatori finali da un eventuale scarico a valle dei costi sostenuti. Per questo già da tempo le Associazioni di consumatori hanno fatto sentire la propria voce per difendere gli utenti finali dai rincari che si sono avuti sulle bollette di elettricità e gas registrati in questi ultimi anni.
La buona notizia potrebbe essere che a partire da domani le compagnie potrebbero, a fronte di una tassazione ridotta, abbassare i costi dell’energia per i consumatori, ma è tutto da vedere.
Per il momento c’è da osservare che la sentenza fa discutere per diverse ragioni. In primo luogo, è una sentenza che vale solo “pro futuro”. Ovvero, la norma del 2008 è illegittima ma gli effetti prodotti fino a ieri non possono essere messi in discussione. E questo nasce dal fatto che la Corte, che ha prodotto un ragionamento abbastanza complesso per giustificare questo tipo di scelta, ha in sintesi specificato che un’applicazione retroattiva della declaratoria di illegittimità produrrebbe una grave violazione dell’equilibrio di bilancio e, ancora, non ci sono i presupposti per distinguere de esonerare quelle società che hanno traslato gli oneri. In primo luogo, bisogna osservare che il mancato gettito per il 2015 è stimato sui 700 milioni e questo sarà problema che il Governo Renzi sarà chiamato a risolvere. In secondo luogo, nonostante le richieste delle associazioni dei consumatori, non si conoscono le società che hanno traslato o no gli oneri.
Altro punto importante della sentenza è la proiezione temporale dell’addizionale, ovvero la Corte rileva che la norma genera un tributo inquadrato in un momento caratterizzato da una particolare contingenza economica, che era caratterizzato dall’aumento del prezzo del petrolio però la disposizione (considerate anche tutte le modifiche legislative) non fissa limitazioni temporali e non stabilisce meccanismi per verificare il perdurare della contingenza economica.
Ultima nota a margine riguarda gli effetti della sentenza sulle società quotate in borsa, Terna e Snam poichè risulta che secondo alcuni analisti queste possono beneficiare di un utile del 10% per azione.