
Capita, che due grandi scelgano lo stesso giorno per salutare. Il 23 aprile 1616 scomparvero Shakespeare e Cervantes; ieri, ancora aprile, Günter Grass e Eduardo Galeano. Il primo, tedesco se pur nato a Danzica, allora città-stato autonoma, è stato scultore, drammaturgo e scrittore insignito nel 1999 del premio Nobel. Quanto al secondo…
Se sul muro di un locale di Madrid c’è un cartello che dice “È proibito il canto flamenco”, e su quello dell’aeroporto di Rio un altro che dice “È vietato giocare con i carrelli porta valigie”, ebbene vuol dire che al mondo c’è ancora gente che canta, e c’è ancora gente che gioca.
…ecco chi era, Eduardo Galeano, classe 1930, uruguagio di Montevideo: uno dei più ispirati cantori dell’America Latina e di tutti i Sud del mondo, si trattasse di politica e storia o dell’altra grande passione del continente: il futbol. Non a caso, tra i primi a piangerne la scomparsa ieri è stato un altro grande poeta del calcio, colui che sul prato verde metteva in opera le magie che a don Eduardo per sua stessa ammissione riuscivano solo la notte, in sogno.
“Grazie per avermi insegnato a leggere il calcio” ha scritto su twitter Diego Armando Maradona: argentini e uruguagi non si amano, di solito, ma la straordinaria penna di Galeano aveva ali per passare sopra ogni frontiera o pregiudizio. Fumettista già a 14 anni, e poi reporter di denuncia e saggista di prima linea, sovente braccato dalle policias e costretto a ripetute fughe ed esili, Galeano è stato spesso accostato per impegno sociale e stile al gigante della letteratura del Cono Sur, Gabriel Garcia Marquéz. Come lui, don Eduardo era maestro nel tratteggiare “figurine” di eroi e pezzenti, despoti e rivoluzionari, hombres e desperados. “Gabo”, tuttavia, solo di rado scrisse di sport; l’ardente passione per il pallone, se mai, avvicinava Galeano a colui che scrisse “ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio”. Era Jorge Luis Borges, un altro argentino… ma il calcio dei fanciulli, come la poesia, non ha bandiera.