

Eccoci al primo appuntamento di Novembre qui su Linkazzato.it con la rubrica interviste delle “Interviste di Nick“. Ottobre si è concluso con il nostro incontro con i Leda, mentre per questo nuovo mese restiamo sempre in tema rock band, con una formazione molto speciale e sui generis: ecco a voi i Oche Selvagge.
Gruppo formatosi nel 2014 in provincia di Genova, nasce da un’idea di Alessandro Gatti (chitarra) e Carolina Varsi (voce), ai quali si uniscono Alessandro Tamburini (chitarra), Martino Ferrari (basso) e Gianluca Barbato (batteria); a quest’ultimo, subentra quasi subito Alessandro Cannavale, poi Davide Accidini nel 2017 e infine Stefano Malvasio alla fine del 2020. Il nome deriverebbe da una bottiglia di whisky “Wild Geese”, tuttavia dopo un primo periodo, i componenti del gruppo iniziano ad adottarne la forma italianizzata diventando “Oche Selvagge”. Dal momento della fondazione, la band si esibisce in diversi live e da subito propone pezzi originali che incuriosiscono il pubblico. Le diverse influenze artistiche e musicali dei componenti contribuiscono alla creazione di un repertorio eterogeneo, dove gli inediti spaziano dal blues al rock, passando per il grunge, pur mantenendo una ricerca dei suoni e un’originalità del tutto distintiva.
A gennaio 2015 firmano un contratto con il “CAM” (Centro Artistico Musicale) e iniziano un percorso di produzione discografica indipendente. Il loro primo EP, “Wild Geese“, coprodotto in collaborazione con Elisa Pilotti, contenente sei brani, viene pubblicato nel 2016. Nel 2018 la band partecipa al Tour Music Fest a Milano. Nel 2019 vengono selezionati per aprire il concerto di Giuseppe Scarpato in occasione del Palco sul Mare Festival. Nello stesso anno entra in cantiere “Che Bella Mattina” , il secondo album, composto da undici tracce, autoprodotto dalla band e registrato nello studio “Red Land” da Stefano Malvasio, prima di unirsi al gruppo. La pubblicazione è prevista per il 2021. Il gruppo ha anche partecipato al Sanremo Rock, piazzandosi in finale sia nel 2018 con i brani “Una Morte Sola” e “Dolce Logica” che nel 2019 con “Olio” e “In Ogni Caso”, presenti tutti e quattro nel nuovo album.
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1) Innanzitutto, vorrei sapere qualcosa sui vostri inizi. Come avete cominciato a fare musica e siete diventati la formazione che siete oggi?
Oche Selvagge: Veniamo tutti da precedenti esperienze musicali, qualcuno ha fatto parte di band storiche nel Tigullio che ne hanno segnato l’impronta, c’è chi ha un passato metal, chi ha militato persino in orchestre.. Non so raccontarti l’iniziazione di ognuno di noi perché abbiamo anche età diverse, posso dirti che per me che vengo da studi cinematografici, l’ avventura nella musica è iniziata per gioco grazie a un amico chitarrista che ringrazierò sempre per avermi coinvolta. Non ci conoscevamo prima dei Wild Geese, le attuali Oche Selvagge, ci siamo semplicemente incontrati sulla strada e abbiamo capito che volevamo andare avanti assieme creando qualcosa di nuovo e di nostro.
2) Ci sono artisti che vi hanno influenzato e ispirato?
Oche Selvagge: Penso che sia inevitabile riconoscere un’influenza artistica che ci caratterizza singolarmente e che fa capolino in quel che scriviamo o in come lo interpretiamo musicalmente. Martino ha iniziato a suonare il basso ascoltando Jaco Pastorius, Tambu (Alessandro Tamburini) è un autentico figlio di Kurt Cobain, Ale Gatti ha sempre sostenuto la sua passione per i Van Halen, Stefano potrebbe citare Jeff Porcaro e Simon Phillips..quanto a me, la mia passione a cavallo tra rock e blues non può che portarmi a citare Led Zeppelin, Amy Winehouse, Aretha Franklin…
3) Quanto pensate che sia importante avere una forte identità musicale e come commentereste la vostra?
Oche Selvagge: Beh, quanto detto prima è il fulgido esempio del fatto che non è importante avere tutti la stessa maestra, quanto piuttosto imparare tutti la lezione.. Quel che ci caratterizza è appunto l’avere stili diversi all’interno dello stesso nucleo creativo, il punto è poi concretizzare al contrario uno stile distintivo, un’anima unica, che esprima tutte le nostre peculiarità artistiche singole attraverso un solo canale, il nostro.
4) Quale pensate sia il vostro brano più rappresentativo e perché?
Oche Selvagge: Questa è una domanda difficile alla quale rispondere, ma sicuramente ci sono dei brani ai quali siamo molto legati perché portano con se dei piccoli pezzi della nostra storia come band sino a qui: Bates Motel, Una Morte Sola, Jenny, Olio, Dolce Logica, pezzi che abbiamo portato sul palco di Sanremo Rock, pezzi che raccontano momenti importanti.
5) Cosa provate quando fate musica?
Oche Selvagge: Fare musica è libertà, letteralmente, libertà di espressione, di pensiero, di identità. Quando fai musica puoi trasformare tutto il tuo vissuto in qualcosa di potente, di bello, di liberatorio. Fare musica è come avere un superpotere.
6) C’è qualche artista con il quale vi piacerebbe o vorreste avere l’onore di collaborare?
Oche Selvagge: Nel 2019 siamo stati scelti per aprire il concerto di Giuseppe Scarpato, ecco quella è stata un’esperienza davvero bellissima, potersi mettere in gioco con musicisti del suo valore e divertirsi mentre si impara da chi ne sa più di te.. Quel che auguro a noi stessi è di poter fare altre esperienze così.
7) Quali sono i vostri progetti futuri? E che vette vorreste raggiungere?
Oche Selvagge: Beh abbiamo un cd in uscita che conterrà undici tracce, per cui al momento siamo concentrati su quest’album e sulla sua promozione, nel frattempo l’intento è ovviamente quello di crescere come band e di incontrare sempre più pubblico. Ci sono naturalmente già dei nuovi brani in cantiere, l’idea per un terzo album, magari un etichetta, chissà.
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