
Il Parlamento italiano all’inizio di agosto chiude i battenti, che verranno riaperti a metà settembre. Lo stesso governo va in pausa estiva, salvo riunioni straordinarie dovute a fatti urgenti, sia nazionali che internazionali. Il solo ministro degli Interni, secondo antica prassi, resta al suo posto per intervenire in caso di eventuali gravi evenienze; e il ministro Minniti dovrebbe trascorrere l’estate al Viminale per vigilare sugli sbarchi dei migranti e affrontare la questione del codice di condotta delle navi non governative.
Agosto e settembre, in materia di politicanza, sono i mesi dei dibattiti pubblici in amene località di villeggiatura, in cui i soliti esponenti dei maggiori partiti, epperò molto scamiciati e abbronzati (da qualche anno tutti i politici più tele-ospitati sono abbronzati già nel mese di marzo), si confrontano blandamente sulle strategie e, di solito, sfruttano la calura per presentare i loro libri (per quanto i libri dei politici non li legga nessuno, a volte neanche loro stessi…). Questi dibattiti, moderati da famosi giornalisti, qualche (rara) volta preparano il terreno per l’autunno, molte volte si risolvono in chiacchiericcio balneare.
Ogni anno nel mese di luglio il Parlamento cerca di approvare leggi più o meno importanti, già passate al vaglio della Camera; proprio nei lunghi pomeriggi di luglio si assiste ad un lavorio frenetico, per portare a termine almeno qualche provvedimento. In questo luglio è stata varata, fra tante polemiche, la legge sulla vaccinazione obbligatoria dei bambini da 0 a 6 anni, pertanto sottoposti a dieci vaccinazioni; i dirigenti scolastici sono tenuti a segnalare alle autorità competenti i bambini non vaccinati, ed è proprio questa la critica principale da parte dei novelli movimenti “anti-vax”, perlopiù fuorviati da qualche articolo trovato in rete secondo cui i vaccini comporterebbero gravi effetti collaterali cinicamente tenuti nascosti dalle potenti lobbies farmaceutiche. In verità la scienza ha negato tali ipotesi dannose per la salute dei piccoli e, una volta tanto, il Parlamento ha votato quasi compatto per l’obbligo delle vaccinazioni (voti contrari solo da grillini e leghisti). Questo casino sui vaccini, fatto spesso da apprendisti stregoni, ha assunto anche connotati grotteschi, glorificatisi nella tentata aggressione a tre parlamentari del PD al grido di “vaccino libero!”. “Spinello libero”, “sesso libero”,”arte libera”, si sloganeggiava una volta in piazza, prima del riflusso civile, molto prima della umiliazione del dibattito politico ai prezzi del litro di latte e alla libertà di vaccino. Vaccino libero?! E allora perché non liberare tutti i bovini?…
Un altro estivo disegno di legge particolarmente sentito dall’opinione pubblica è quello sull’abolizione dei vitalizi ai parlamentari, agli europarlamentari e ai consiglieri regionali. L’assillante campagna di stampa ormai al lavoro da diversi anni è riuscita a fare del vitalizio la principale causa della crisi di rappresentanza, contro una classe politica trasformata (ma anche trasformatasi) in casta e mai così in basso nel gradimento pubblico.
Il cosiddetto vitalizio venne introdotto nel 1954, subendo negli anni diversi cambiamenti seppur conservando sempre la sua configurazione di “pensione” spettante ai politici alla fine del loro mandato. Si è persino arrivati all’assurdo della soglia minima di un giorno di Parlamento per “maturare” il diritto al vitalizio (maggio 1982, un deputato radicale). Politici che sono stati consiglieri regionali, deputati della Repubblica e deputati del Parlamento europeo godono di tre vitalizi, oltre a percepire la pensione relativa alla professione originaria. In realtà il vitalizio è stato teoricamente abolito nel 2012 dal governo Monti, che lo ha sostituito con un (favorevolissimo) sistema di tipo previdenziale.
“La casta”, il famoso libro/inchiesta del 2007 dei giornalisti Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, ha avuto l’indubbio merito di scoperchiare il pentolone sui vitalizi d’oro e su altri sprechi odiosi di soldi pubblici, ma poi a furia di atteggiarsi ad anti-casta si è giunti al paradosso della politica ostaggio dei suoi benefici, della politica che parla contro sé stessa pur di avere un minimo favore elettorale. Nonostante la memorabile lezione sul “farsi i cazzi propri” del senatore Razzi al collega Barbato nel 2011…Per questi motivi l’elettorato, e in particolare il feroce elettorato social, evidentemente sentitosi preso per le natiche ha cominciato a votare in massa per Beppe Grillo, che dell’abolizione del vitalizio ha fatto, per primo, uno dei suoi cavalli di battaglia; i disegni di legge dei grillini sull’abolizione del vitalizio sono stati puntualmente bocciati dal Parlamento, fino a quando ai grillini non si sono aggiunti i partiti della destra più populista (Lega e Fratelli d’Italia) e altri in ordine sparso. Ma, ovviamente, nulla si poteva davvero senza il PD. Il maggior partito italiano, su cui si regge il governo Gentiloni, per non perdere consensi dalla dimagrita pancia del Paese ha incaricato un altro Matteo, il sassolese Richetti, di presentare alla Camera un disegno di legge, che tuttavia prevede non l’abolizione dei cosiddetti vitalizi bensì il loro calcolo con metodo contributivo (come ogni normale lavoratore) e non più retributivo. La legge Richetti è stata approvata alla Camera da tutti gli schieramenti, ad eccezione di Forza Italia che ne ha contestato la legittimità costituzionale della retroattività (la legge comporterebbe un sensibile taglio anche sui vitalizi di politici già pensionati e che non fanno più parte del Parlamento). Quando la legge arriverà al Senato, dove la maggioranza di governo è piuttosto risicata, potrebbe essere bocciata (sarà bocciata) anche dai franchi tiratori del PD, già presi da forti mal di pancia. Nel caso contrario – hai visto mai – di approvazione, si prevedono comunque molti ricorsi alla Corte Costituzionale proprio sulla faccenda della retroattività. Sulla natura della riforma Richetti c’è anche chi parla di un semplice regolamento parlamentare, ma i più dei commentatori e giuristi sostengono che non possa trattarsi che di legge, e in quanto tale sottoposta al vaglio della Consulta.
PD e M5S già se ne stanno dicendo di ogni, ed è in atto la gara a chi spetta la primogenitura dell’idea di un provvedimento taglia-vitalizi. Intanto si è scoperto che quel gran furbone del Richetti ha proposto per i membri del Parlamento attuale lo “scatto” pensionistico all’età canonica di 65 anni, mentre solo per la prossima legislatura si applicherebbe la legge Fornero. Vuoi vedere che da settembre, finalmente, il Parlamento si deciderà ad abolire la legge Fornero?…
P.S. Matteo Renzi sta sfruttando l’estate per pompare il suo ultimo libro. Il titolo del libro è “Avanti”, avverbio di luogo (o di tempo) per il (liquido) lettore distratto, immediato richiamo al socialismo italiano per il (politicizzato) lettore più attento. Il contenuto del libro? Attacchi e ripicche, portate con la solita asprezza, contro avversari ed ex amici. Insomma niente di futuro e niente di “avanti”, ma tutto rivolto all’indietro. E di socialismo?…Lasciamo perdere, per favore.