
Una settimana decisiva per il Governo Renzi e per il PD che sembra tutt’altro che compatto, con tanto di calo tessere da parte degli iscritti. Ma tra il no di Confindustria e la lotta da parte dei sindacati, il Premier fila dritto e corre verso la sua strada proponendo sempre di più il TFR in busta paga. Il lavoro sembra essere la grande emergenza in Italia che è vittima oramai di una disoccupazione altissima, e allora la riforma Jobs Act dovrà rappresentare una svolta, un cambiamento per una nazione che a detta di Renzi deve cambiare mentalità. Già mercoledì 8 al vertice europeo che si terrà a Milano, lo Stato punta a dimostrare come la riforma del lavoro sia il segnale che l’Italia stia procedendo nel verso giusto, ma prima bisogna che tutti votino la fiducia al provvedimento. Apertura anche verso i sindacati che saranno accolti per l’occasione nella Sala Verde di Palazzo Chigi, con cui Renzi prevede un punto d’incontro.
Ora si punta a cercare la liquidità per le banche e per le piccole e medie imprese che potrebbero essere quelle che soffrirebbero di più a dover sborsare altri euro a fine mese ai dipendenti; ma il Governo afferma che si può fare. Il messaggio è chiaro, equipararsi agli altri stati mondiali, dove il cittadino è responsabile dei sui soldi, e non ha bisogno di uno “Stato Mamma” che si preoccupi per il suo futuro. Renzi afferma che il cittadino italiano è maturo, che i soldi che fanno parte del TFR sono soldi suoi e che quindi possono essere trasferiti in busta paga per aumentare così il suo potenziale d’acquisto e riattivare l’economia italiana. Ma da tutte le parti arrivano le critiche, anche dal suo stesso partito, Pippo Civati, espressione della minoranza del PD e sindacati promettono battaglia.