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Il 1 gennaio 2014, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti comunica attraverso l’Ansa l’aumento del pedaggio della Tangenziale di Napoli, si parla di un aumento del 1,89% rispetto a quello del 2013, ma in realtà da 90 centesimi a 95, il rincaro è pari al 5,6%, la prima anomalia è che un ente pubblico divulga dati sbagliati. Negli ultimi 7 anni il pedaggio per i napoletani è aumentato del 53% a fronte di nessuna spiegazione e motivazione reale, e del tutto in maniera arbitraria, risultando l’unica tangenziale d’Europa a pagamento, escludendo quella di Torino che si paga per i tratti fuori città. Non solo, dal 2001 al 2006, i napoletani hanno pagato una tassa di pedaggio non legale, in quanto la convenzione tra la concessionaria Anas e la società di gestione Tangeziale di Napoli S.p.a. era scaduta nel 2001. [divider]Ma di stranezze e azioni non troppo trasparenti nel corso di questi 42 anni di gestione della TdN ce ne sono state tantissime. Facciamo un passo indietro cercando di chiarire alcuni punti: la tangenziale di Napoli viene costruita tra il 1972 e il 1976, con un accordo, siglato nel 1968 tra privati, l’Anas società per la manutenzione e gli investimenti di proprietà di Autostrade per l’Italia e la società di gestione tangenziale di Napoli S.p.a., gestite entrambe da gruppi bancari del Nord Italia ed Europa e dal gruppo Benetton. Altra anomalia, la gestione di un tratto urbano della città di Napoli è affidato esclusivamente ad interessi privati ed il Comune di Napoli ne è assolutamente escluso. I primi 33 anni di pedaggio, dal 1972 al 2001, erano giustificati, secondo l’accordo, per permettere alla società di gestione di estinguere il mutuo contratto per la costruzione e la manutenzione. Inoltre insieme all’Anas, la TdN era responsabile della programmazione di azioni d’investimento sul tratto di competenza. Scaduta la convenzione, dunque, la tangenziale sarebbe dovuta diventare, metaforicamente parlando, un bene di proprietà degli stessi napoletani che nel corso dei 33 anni, ormai scaduti, si erano ampiamente ripagati l’investimento: eppure sono passati ormai 13 anni dal 2001 e continuiamo a pagare. [divider]Nel 2008 la convezione tra Anas e società di gestione viene rinnovata, in virtù del fatto che la Tangenziale di Napoli si dichiara impossibilitata ad effettuare i lavori di manutenzione. Ma da come dimostrano gli atti, i lavori di manutenzione e investimento sul tratto, da parte dell’Anas e della società di gestione, sono stati fermi, o quasi, fino al 2009, tanto che il Ministero nel 2008 non concede l’aumento tariffario che, però, subiamo in ogni caso. La Tangenziale di Napoli, a proposito di manutenzione, è stata pensata per un flusso di 90.000 autovetture al giorno, ne sostiene circa 300.000 attualmente, a causa di un disservizio sui sistemi d’informazione e comunicazione agli automobilisti; è inoltre quella ritenuta più pericolosa in Italia dall’Istat, con i suoi 9 incidenti per km. «L’aumento del pedaggio nasce dal fatto che facciamo investimenti: senza il pedaggio, non si fa la manutenzione», così ultimamente il presidente della Tangenziale di Napoli Spa, Paolo Cirino Pomicino (uno dei più importanti esponenti della Dc italiana coinvolto nell’inchiesta Tangentopoli), difende l’aumento di cinque centesimi (da 90 a 95 nel 2014) della tariffa ed il fatto che la TdN S.p.a. non ha aderito all’agevolazione proposta dal Governo ai pendolari del 20% di sconto. E non ci pensa proprio a rinunciare ad una parte degli utili per sostenere la manutenzione delle strade comunali di Napoli: «De Magistris – dice – si rivolga al ministero».[divider] Una manutenzione che in 33 anni è riuscita ad adempiere solo il 36% dei programmi d’investimento previsti. Attualmente molti movimenti cittadini e non, stanno cercando di farsi sentire per abolire questo “illegale” pedaggio, a carico dei napoletani. Tra questi, da anni, sono impegnati i Verdi con il leader degli ‘ecorottamatori’ Francesco Emilio Borrelli e Gianni Simioli, giornalista e speaker radiofonico, che linkazzato.it sostiene, rendendosi disponibile come media per dare voce ad iniziative e manifestazioni.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui