
La televisione è maestra, a volte cattiva, ma in modo non prevedibile; la televisione intesa come strumento di condizionamento dei cervelli, di omologazione dei gusti, nonché come veicolo straordinario per i messaggi consumistici. Una finestra aperta su un mondo chiuso, dal quale si rischia di restare annientati se non si possiedono gli strumenti adatti a padroneggiarla. Spesso si vuole usare la televisione per insegnare qualcosa a qualcuno: tuttavia bisogna prima insegnare ad usare la televisione senza divenirne schiavo. In tale accezione la televisione non è poi tanto diversa da un libro: si possono adoperare i libri per insegnare, ma anzitutto è necessario spiegare come funzionano, che differenza passa tra un romanzo ed un saggio narrativo, com’è strutturato l’alfabeto e via discorrendo.
Oggigiorno i maggiori problemi legati all’uso paideutico della televisione sono gli stessi di quelli relativi ad altri mass media: troppo spesso la televisione annichilisce le coscienze, dispone i cervelli in compartimenti stagni, distrugge i pensieri degli “innocenti“, ma lo fa eludendo i metodi educativi previsti dagli insegnanti.
La maggior parte dei programmi è volgare, urlata e artefatta, dove regna la finzione, il clamore ed il nulla assoluto . La crisi colpisce in particolare la televisione generalista, quel modello televisivo rivolto a tutti ed inteso come una televisione di massa, che un tempo si identificava nella RAI. Nella società postmoderna la televisione delle famiglie, la TV-FOCOLARE, è andata via via scomparendo; l’audience si è frantumata in decine di canali, portati alla ribalta dalla nascita del digitale. Secondo un’indagine statistica condotta da Auditel, la televisione generalista non esiste più; tuttavia esistono dei lievi segnali positivi legati alla programmazione di “piccole” emittenti free, ovvero reti caratterizzate da un genere specifico e rivolte ad un pubblico in particolare: basti pensare ai canali rivolti agli amanti del cinema, quali Iris, Cielo, Raimovie; i canali rivolti ai giovani, come RealTime, MyDeejay, RTL 102,5, a Raiyoyo e Cartoonito, le reti dedicate ai più piccoli. Esse hanno un ascolto pari all’1%, secondo i dati Auditel.
Per contrappasso, la massa non gradisce programmi impegnativi: si predilige il trash al buon gusto, la banalità alla cultura, un cervello dormiente ad una mente pensante; non è un caso che i programmi più seguiti dagli italiani siano i reality show come “Grande Fratello Vip“, che ha conseguito il 36% di share e che ha superato 4.300.000 di telespettatori, “Uomini e donne” con il 23,4% di share e con un totale di 2.667.000 spettatori, “Temptation Island“, che ha realizzato il 22,24% di share, con 3.546.000 di spettatori, “Non è la Durso” con 3.329.000 spettatori, pari al 14,8% di share; segue “L’isola dei famosi” con il 13,28% di share e con 2.405.000 spettatori. Programmi che propinano pillole di demenzialità ed elisir di eterna ignoranza.
D’altro canto non sorprende affatto che programmi educativi e seri vengano trasmessi dai palinsesti in tarda serata o addirittura di notte, quando le coscienze dei “MINUS HABENS” sono oniricamente assorbite; rari, invece, i programmi in prima serata ancora in grado di divulgare cultura: è il caso di Corrado Augias, che con la sua trasmissione “Città segrete” è entrato nelle case di 1 milione e 238 mila spettatori, toccando il 52% di share; “Ulisse“, il programma condotto da Alberto Angela, ha ottenuto 3 milioni e 821 mila spettatori, pari al 19,7% di share; Massimo Gramellini con “Le parole della settimana” ha fatto registrare 1 milione 567 mila spettatori e il 7% di share; a fatica ha cercato di tenere il passo Bianca Berlinguer, che con la sua “Cartabianca” ha registrato il 5,5% di share.
Volendo tracciare un excursus storico inerente alla televisione si potrebbe ricondurre la scomparsa dei programmi più sofisticati all’avvento della televisione berlusconiana: correva l’anno 1994, e la Finiest- Mediaset giungeva alla ribalta mediatica grazie al Cavaliere; questo impatto ha esercitato un’influenza notevole sugli italiani che si accingevano ad accendere la televisione spegnendo però l’intelligenza, rispetto a coloro che avevano a disposizione soltanto la Rai e guardavano programmi come “Carosello“, “Non è mai troppo tardi“, “La fiera dei sogni“, ed altre trasmissioni che facevano sognare davvero.
La proposta ideale dovrebbe essere aggregante e di stampo rivoluzionario: incontrarsi una volta o più alla settimana e guardare la televisione insieme ad altre persone, con il giusto spirito critico, confrontandosi ed esprimendo liberamente pareri, occhi negli occhi, e rifuggendo la conformità.
Spegnete la TV, accendete la libertà. Soltanto così saremo tutti un pò meno soli.