
In questi giorni a Napoli al complesso San Severo al Pendino si è tenuta la mostra del pittore toscano Andrea Simoncini.
Dopo un periodo formativo in cui l’ artista si è dedicato alla pittura di stampo naturalista, il pittore ha rivolto poi il suo interesse verso le forme classiche, avvicinandosi al surrealismo e al metafisico, un metafisico e un surrealismo intimo, personale e fantasioso,concreto e profondo.
Una pittura sfumata e “pietrificante”, “robusta”, “rocciosa” allo stesso tempo, che reinterpreta i miti in chiave moderna, sottolineandone le fragilità e gli aspetti umani.Una pittura sui generis che va dal classico al cubismo dove i lineamenti sono sfumati ma impreziositi da tratti robusti e decisi.
Il Simoncini, che in passato si è avvalso dell’ acquarello, oggi utilizza olio su tela con tracciati volumetrici e graffianti sulla tela stessa.
I “suoi” miti riecheggiano la memoria collettiva e allo stesso tempo intimista ma anche un “misticismo laico” dove oltre al classicismo si fanno vivi caratteri culturali vari (il sogno, l’ incubo, le visioni oniriche etc…).
In altre parole il Simoncini è un contemporaneo tout court che non dimentica però i miti del passato e i loro insegnamenti.