
E’ cominciato Sanremo, calando finalmente il consueto sipario dell’attesa e delle inevitabili polemiche che ogni anno dirigono l’orchestra del Festival; stavolta è toccato ad Achille Lauro, che con la sua “Me ne frego” si è aggiudicato il Premio Migliore Voce Fuori Dal Coro per look, indecenza, contegno e turbe psichica. Eppure si tratta di una canzone d’amore, che narra la voglia di vivere a pieno un sentimento non ricambiato, definito come panna montata a veleno. Un testo destinato a far discutere le coscienze, scandito a ritmo di rock mixato con elementi di electro dance.
Egli ha rievocato una delle più celebri scene della Basilica Superiore di Assisi raffigurate da Giotto, il momento in cui san Francesco si spoglia dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione.
Il giovane artista si appresta a calcare per la seconda volta il palco dell’Ariston (dopo aver già destato scalpore nel 2019 con “Rolls Royce”) con un outfit ancora più particolare e trasgressivo di quello dell’anno precedente; d’altronde Sanremo è anche TRASGRESSIONE, anticonformismo e voglia di rompere gli schemi; si pensi ad Anna Oxa, che nel 1978 si classificò seconda con “Un’emozione da poco”, e che pur portando una canzone piuttosto tradizionale venne definita “cantante punk” a causa del suo look mascolino e di una valigetta 24 ore che aveva con sé; negli anni a venire il biglietto da visita della Oxa è stato racchiuso in immagini sempre diverse tra loro ed oggetto di polemiche; nel 1986 invece fu l’esibizione di Loredana Bertè a rivelarsi particolarmente movimentata: la leonessa del rock portò a Sanremo un brano intitolato “Re”, presentandosi alla prima serata del Festival con un finto pancione fasciato in un cortissimo vestito in pelle; nessuno comprese il messaggio che l’istrionica cantante volesse lanciare, ribadire la forza delle donne anche quando sono in attesa di un figlio. Insomma, se è vero che “Squadra che vince non si cambia”, è vero altresì che pur passando il tempo e cambiando i giocatori, i risultati possono rivelarsi sorprendentemente gli stessi. Ricordate gli esordi degli anni ’90? Maria Grazia Impero, concorrente sassarese che all’epoca si credeva proiettata verso un grande successo, arrivò sul palco vestita in modo assurdo, con una canzone che si intitolava “Tu con la mia amica”, e si esibì in un balletto che è rimasto negli annali sanremesi. Cantava: “Non sono una madonna, sono una donna!”.
Nel medesimo anno il cantante Leo Leandro giunse a Sanremo con una canzone intitolata “Caramella” (e un cappellino con sopra raffigurata una caramella, tanto per non sbagliare). La canzone parlava esplicitamente del rapporto tra una sedicenne e un uomo molto più anziano di lei, se oggi venisse presentato un testo del genere sia lo staff del Festival che il cantante incorrerebbero in seri pericoli di arresto.
Nel 2003 è la volta di Maria Pia e della sua band, i “Superzoo”, che portarono a Sanremo un brano dal titolo “Tre fragole”, alludendo esplicitamente all’uso di droghe. “Tre fragole è la dose che prendo”, un’esibizione surreale ed i capelli della cantante che rassomigliavano vagamente ai personaggi di Dragon Ball.
Achille Lauro non è dunque il primo, e non sarà certo l’ultimo a suscitare reazioni concitate nell’opinione pubblica durante le sue performance. I mass media hanno parlato di tutto, dalle movenze, ai tatuaggi, finendo con la succinta tutina trasparente al di sotto del mantello; ciò che però non TRASPARE ai geniali parolai del giudizio è l’indole dell’artista, il messaggio che egli desidera trasmettere mediante il lavoro che svolge (qualsiasi forma di arte presuppone libertà): Achille Lauro è VOLUTAMENTE provocatorio; non ha scelto di fare musica da buon samaritano o da “Politically correct”, non canta per compiacere un Paese profondamente cattolico come l’Italia né per guadagnarsi un posto in Paradiso; prima di lui hanno militato tra le schiere degli eretici Vasco Rossi, Renato Zero, David Bowie, Freddie Mercury e tanti altri “Maledetti” del panorama musicale internazionale.
Si tratta di artisti validi ed acclamati dal pubblico, apprezzati per la bellezza dei testi scritti, per la profondità delle melodie, per il significato delle loro canzoni. Freddie Mercury si esibiva sul palco in canottiera, eppure è passato alla storia; Achille Lauro non si presenta certo in giacca e camicia, non ha la faccia pulita da “Bravo ragazzo”, ma basterebbe ascoltare “C’est la vie” (possibilmente più di una volta) per riuscire a commuoversi.
Bravo, Achille. Continua a fregartene dei demiurghi dell’etica e dei moralisti imbiancati; se Nanni Moretti diceva:”Te lo meriti Alberto Sordi!”, tu replica :”E VOI LI MERITATE ALBANO E ROMINA!”.