Tracce. E’ con una traccia che si apre lo spettacolo “Traces” dell’olandese Wim Vandekeybus con la sua nuovissima produzione in prima assoluta per l’Italia.
Un segno bianco sul palco, dipinto a mano da uno dei 12 ballerini che si sono esibiti sul palco del Bellini, un segno che è un confine, una traccia, un limite.
C’è forse un limite alle gesta dell’uomo? Se questo limite c’è, ha l’ineluttabilità della forza della natura contro cui l’uomo è destinato a soccombere.
Istinto animale versus istinto umano. Quanto c’è dell’uno nell’altro e viceversa? Questa la domanda a cui prova a rispondere il regista con un esercito di corpi instancabili, elastici, duttili, forti e delicati al tempo stesso.
I dodici ballerini della compagnia “Ultima Vez” ci conducono nell’avamposto della foresta vergine della Romania dove accampati tra baracche e rottami sopravvivono e con loro le ultime tracce di un’umanità perduta.
Tutto sembra perso ma forse qualcosa resiste, una traccia sbiadita di un sentimento di appartenenza.
Corpi che si respingono e si attraggono come poli opposti, positivo e negativo, Yin e Yang.
Allora tanto vale lasciarsi andare, fidarsi, come fa una delle bravissime ballerine in un momento emblematico dello spettacolo: quello in cui si lancia tra le braccia dell’uomo che è davanti a lei e che apre gli occhi giusto in tempo per accoglierla tra le sue braccia.
Intanto il palco vibra di un’energia fortissima, in una danza contemporanea con accenni al tango e alla Contact Improvisation.
Una babele di corpi e lingue, una danza di anime che si mettono a nudo metaforicamente e letteralmente.
“Traces”
coreografia Wim Vandekeybus
con compagnia Ultima Vez
musica Trixie Whitley e Marc Ribot
produzione Ultima Vez
con il supporto di Taz Shelter measure of the Belgian Federal Government, Casa Kafka Pictures Tax Shelter empowered by Belfius. The Flemish Authorities e the Flemish Community Commission of the Brussels Capital Region in co–produzione con Concertebouw Bruges, KVS Brussels e Europalia Romania