
Nel settore italiano della moda e dell’artigianato ci sono sempre meno persone che vogliano o sappiano fare lavori tecnici, come sarti, modellisti e prototipisti, figure essenziali per la realizzazione dei capi, per la loro qualità e la vestibilità. Le ragioni di questa scarsità di manodopera sono molteplici: culturali, generazionali e produttive.
Oggi i mestieri più cool nella moda sono il designer, gli addetti al marketing o alla comunicazione, o al limite l’influencer. Altri mestieri si sono andati perdendo nel tempo e col tempo, col risultato che ci sono più persone che l’abbigliamento lo vogliono disegnare e raccontare, rispetto a quelle effettivamente capaci di realizzarlo. Questa carenza ormai strutturale non riguarda tanto i mestieri per la produzione dei capi in vendita, poiché questo è un processo, ormai, industrializzato e spesso appaltato a società esterne o estere – quanto quei lavori che servono alla realizzazione dei prototipi e dei campionari all’interno delle aziende di moda.
Partiamo dal prototipista, che è il ruolo responsabile della realizzazione dei capi a partire dai disegni degli stilisti. Questa figura deve avere padronanza dei materiali e delle tecniche di cucito e della modellistica. Il modellista si occupa invece della realizzazione tecnica dei cartamodelli, quei ritagli in carta delle parti di tessuto che, una volta assemblati, darà vita prima al prototipo e successivamente alla produzione finale. Il sarto è la figura che si occuperà dell’assemblaggio del capo: nel caso lavori nella prototipia si occuperà di tutte le fasi della realizzazione completa del prototipo; nel caso lavori nel processo produttivo più industriale si occuperà di una o più parti della lavorazione. Tutti e tre questi mestieri, sebbene tecnici, sono però una parte importante del processo di creazione.
Secondo Massimiliano Giornetti, direttore del Polimoda di Firenze e per anni direttore creativo di Salvatore Ferragamo «Un capo vive nel momento in cui un disegno viene associato a un tessuto e a una costruzione, altrimenti rimane un disegno, uno schizzo». Inoltre dice che “senza bravi prototipisti, modellisti e sarti, i disegni resterebbero disegni e non diventerebbero mai un prodotto finito” come riportato da un articolo de Il Post.
Eppure, nonostante la loro rilevanza, sono mestieri che risentono della generale svalutazione culturale delle professioni tecniche, che soprattutto nelle società occidentali, invoglia a scelte più legate alla mente che alla mano.
«Dagli anni Ottanta, ossia da quando in Italia abbiamo cominciato a raggiungere una certa soglia del benessere, l’ambizione delle famiglie è stata di portare i propri figli dentro a questo benessere» dice Giornetti. Ecco spiegata, quindi, la corsa al titolo, al pezzo di carta, perché tutti possano dire di avere un figlio dottore.
E in questo le Università ci mettono il loro, perché ormai una pergamena, soprattutto se digitale, non si nega a nessuno.
Come disse qualche tempo fa Brunello Cucinelli, presidente e direttore creativo dell’omonimo marchio, in un intervista rilasciata al Sole 24 Ore, «La verità è che vorremmo che fossero sempre i figli degli altri a diventare operai o sarte» E proprio lui da anni è impegnato in prima persona nella valorizzazione culturale ed economica di queste professioni, la cui mancanza determinerà l’inevitabile chiusure di molte Aziende del Made in Italy.
E’ una questione culturale che non riguarda soltanto le professioni della moda ma tutto il lavoro di fabbrica, quello che veniva definito mondo operaio, ma lo stesso vale per i mestieri dell’Artigianato, destinati a sparire se non supportati da un ricambio generazionale.
Un tempo i figli degli artigiani, facevano gli artigiani, seguendo il percorso dei genitori o al massimo andando a bottega da qualche collega e cosi facendo le conoscenze tecnico-pratiche si tramandavano di generazione in generazione.
Poi, col tempo, qualcosa si è inceppato. E allora quali possono essere i rimedi?
Sicuramente una prima risposta l’ha data lo Stato con l’introduzione degli ITS Academy, cioè degli Istituti Tecnologici Superiori, scuole ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore. Queste scuole di eccellenza sono espressione di una strategia fondata sulla connessione delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali. Il MIM, ancor più recentemente, continuando su questo solco, ha introdotto la sperimentazione 4+2, cioè un percorso di studi degli istituti tecnici e professionali che permette il diploma in 4 anni e poi l’accesso diretto agli ITS (che durano 2 anni) o all’università. Con questa sperimentazione vengono moltiplicate le possibilità di lavoro e con tempi di ingresso più rapidi, qualificando gli studenti in coerenza con le necessità del mondo imprenditoriale, come affermato dal Ministro Valditara.
Ma anche il mondo del lavoro, ora, sta facendo la sua parte, riuscendo a proporre prospettive di carriera allettanti per chi intende lavorare nelle Aziende della Moda, in linea con una cultura del lavoro diversa rispetto al passato, con la creazione di percorsi interessanti di crescita professionale ed economica.
Prospettive di carriera migliori significa anche condizioni economiche migliori: gli stipendi bassi e le scarse possibilità di crescita nelle aziende in passato sono stati motivi ostativi alla scelta di questi mestieri. Oggi, invece, un sarto o un modellista che inizia la sua carriera può arrivare a guadagnare 1.700 euro lordi al mese fino a quasi 2.300 nel caso diventi quadro, cioè la qualifica subito sotto i dirigenti.
Questi però sono i livelli minimi regolamentati dai CCNL del settore ed in passato erano anche più bassi: nella realtà oggi le aziende pagano queste figure lavorative molto di più, proprio per una semplice legge di mercato: se la domanda è alta e l’ offerta è bassa, il prezzo aumenta. Ma non basta solo aumentare gli stipendi, occorre anche cambiare la percezione con cui vengono viste queste attività lavorative.
Di fondamentale importanza, allora, diventa l’attività di orientamento, al fine di spiegare ai ragazzi e alle loro famiglie le potenzialità nel mercato del lavoro.
A tal proposito, per completezza di informazione, si segnala che l’unica Scuola a Napoli, specializzata nel settore Moda, dove sono attivi, oltre ai corsi diurni e a quelli di istruzione per adulti (ex corsi serali), anche l’ ITS Mia Moda Campania e, dal prossimo A.S. 2024-25, anche la sperimentazione 4+2, è l’ Istituto Isabella d’Este Caracciolo, guidato dalla dott.ssa Giovanna Scala, alla quale, venerdì 5 aprile 2024 ore 16, presso la Sala della Loggia del Maschio Angioino, proprio per l’impegno profuso nella Scuola a 360 gradi, sarà conferito il “premio istruzione” della VII Edizione d Premio Lydia Cottone 2024, evento che gode del patrocinio morale della Regione Campania, del Comune di Napoli, dell’Assessorato allo Sport e Pari Opportunità, del CONI Comitato Regionale Campania e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Camera di Commercio Napoli e BCC Napoli.