Ci sono volti che non hanno bisogno di presentazioni, basta un gesto, un sorriso nascosto da un’iconica barba, prima nera poi argentea, per evocare un intero mondo di ricordi. Peppe Vessicchio, con la sua bacchetta sempre gentile, volteggiata in aria come una bacchetta magica, appartiene a questa ristretta cerchia di figure che hanno saputo attraversare la musica italiana con eleganza e discrezione. Nato a Napoli nel 1956, ha costruito la propria carriera lontano dagli eccessi dello spettacolo, facendo della misura e della sensibilità il suo tratto distintivo, rimanendo comunque una figura pop.

Il suo cammino musicale inizia presto, da giovanissimo, in un ambiente legato alla tradizione napoletana, tra mandolini, chitarre e fisarmoniche, sviluppando sempre più una naturale vocazione per la musica. La svolta arriva negli anni Ottanta quando inizia a collaborare con artisti del calibro di Gino Paoli, Peppino di Capri, Edoardo Bennato, Andrea Bocelli, Zucchero e Ornella Vanoni, contribuendo con arrangiamenti che portano sempre la sua impronta inconfondibile. Non è un semplice direttore d’orchestra, ma un artigiano del suono capace di scolpire l’emozione con le note. Vessicchio diventa il punto di riferimento per molti artisti e il punto d’incontro tra la musica colta e quella popolare, tra il rigore della partitura e la libertà dell’interpretazione, conquistando vecchie e nuove generazioni.
Il grande pubblico lo scopre al Festival di Sanremo, dove debutta nel 1990 accompagnando la canzone “Quando nasce un amore” di Anna Oxa. Da allora, la sua presenza sul palco dell’Ariston è diventata un appuntamento atteso, quasi un rito collettivo. In matematica si potrebbe tradurre: Pippo Baudo stava a quel palco come Peppe Vessicchio stava a quell’ orchestra. Ogni volta che appariva, il pubblico si scaldava non solo per la canzone, ma per la familiarità rassicurante che emanava. Anno dopo anno, ha diretto brani entrati nella storia del festival, contribuendo a vittorie memorabili e diventando simbolo di un modo di vivere la musica che non insegue il clamore, ma la bellezza.

Negli anni Duemila, oltre al legame con Sanremo, Vessicchio si è distinto in televisione come giudice e maestro nelle prime edizioni di Amici di Maria De Filippi, portando nel talent un tocco di autentica competenza e rigore, ma anche un’ironia tutta partenopea. L’ultima apparizione sanremese risale al 2020, con un ritorno che ha emozionato il pubblico e ricordato a tutti quanto la sua figura manchi ogni volta che non è in orchestra. Parallelamente, continua a dirigere, a insegnare e a comporre, fedele a quella missione che non ha mai tradito: far parlare la musica più delle parole.
Peppe Vessicchio si spegne improvvisamente l’8 novembre 2025, a soli 69 anni, lasciando speranzosi di fake tutti i suoi fan e non solo. “ Se vuoi fare una cosa per me, cerca di essere felice”, gli disse il padre quando era solo un ragazzo; la promessa l’ha mantenuta e la sua felicità personale non è stata solo individuale, ma ha avuto un effetto positivo anche alle sue platee, portando gioia, benessere e tanto affetto.

La carriera del Maestro Peppe Vessicchio non è stata solo una danza tra note, ma un lungo respiro che unisce silenzio e suono. E in fondo, guardandolo, sembra di capire che la vita stessa sia una sinfonia: a volte dolce, a volte dissonante, ma sempre in cerca di quella mano invisibile che sappia riportare tutto in armonia.
Fonte immagini: Google
