
Dal funzionamento del misterioso aeroporto di Salerno Pontecagnano alla riqualificazione urbana dell’area portuale di Napoli, dal “grande progetto” Napoli Est al “grande progetto” Mostra d’Oltremare; dal “grande progetto” metro Napoli linea 6 al “grande progetto” dei Regi Lagni, dal collegamento ferroviario del polo universitario di Fisciano con la tratta Salerno-Avellino al completamento della metropolitana di Salerno; dalla mobilità sostenibile in costiera amalfitana al piano di fuga in zona flegrea in caso di emergenza vulcanica, dai lavori sui tratti più degradati dell’autostrada Napoli-Bari all’ampliamento e riqualificazione della ferrovia Circumvesuviana; dall’ampliamento della tangenziale di Napoli al completamento dell’Ospedale del Mare, dal trattamento e smaltimento definitivo delle balle di monnezza alla bonifica delle zone più inquinate della regione; dal piano di depurazione e del servizio idrico integrato a interventi sul dissesto idrogeologico, dal ripascimento del golfo di Salerno all’alta velocità Afragola-Napoli; dagli interventi forestali e di bonifica montana al Polo Aerospaziale, dal credito d’imposta allo stabilimento Fincantieri; dal polo della filiera agroalimentare a quello della moda, dalla riqualificazione dell’area ex Italsider di Bagnoli alla istituzione di zone economiche speciali; dalla metanizzazione del Cilento all’edilizia scolastica, dalle universiadi alle università, dai campi Flegrei al rione Terra…Potremmo continuare ancora (più) a lungo nell’elencazione, ma preferiamo limitarci alle “voci” più costose. È il “Patto per la Campania”, l’ultimo “grande progetto” di Matteo Renzi, volto a favorire la crescita della Campania attraverso investimenti in tutti i settori sensibili: infrastrutture, ambiente, attività produttive, turismo, scuola, università, cultura. Tutti i settori dell’odierno scibile (e mungibile) economico, tutti settori importanti e indubbiamente strategici per modernizzare e vitalizzare un territorio economicamente depresso come il nostro. Tutti i “settori prioritari” prenderanno milioni d’euro (chi più chi meno), tranne uno che infatti prioritario non è considerato e come al solito viene escluso dai soldi pesanti, il sociale. Forse proprio quello che a Napoli e in Campania avrebbe maggior bisogno di sostegno a sei zeri. Non a caso “emergenza sociale”, parlando di Napoli, nessuno la usa più, nemmeno quando ripetutamente si spara in strada…Matteo Renzi capo del governo, come i suoi predecessori, incontra la delegazione del rione Sanità, i maestri di strada, i preti e le associazioni anti-camorra, dice belle parole, e poi saluta con la promessa di ritornare, ma ancora a mani vuote.
Il patto per la Campania, che impegna il governo a investimenti per nove miliardi e mezzo d’euro fino al 2020 e che rientra nel “Masterplan per il Mezzogiorno”, è stato firmato domenica scorsa nella prefettura di Napoli da Matteo Renzi capo del governo e Vincenzo De Luca presidente della Regione Campania, davanti a una platea molto istituzionale. Una summa programmatica tipicamente renziana di buone intenzioni e di interventi da fare, funzionali allo sviluppo economico e civile della Campania, perlopiù da finanziarsi con fondi comunitari, in Campania troppo spesso inutilizzati o sprecati. Tutto attraverso la gestione diretta di Invitalia, l’agenzia nazionale per gli investimenti e lo sviluppo d’impresa di proprietà del Ministero dell’Economia.
Il presidente del Consiglio, raggiante per l’accordo siglato in gran cerimonia, ha dichiarato che il Pil della nazione sarà smosso dalla Campania, proprio grazie allo sblocco delle opere pubbliche. Il presidente della Regione, raggiante pure lui e per l’occasione meno incazzoso del solito, ha ringraziato Renzi per la sua presenza e attenzione verso Napoli e la Campania. Del resto la Campania è stata la prima Regione del sud-Italia a siglare l’accordo previsto dal piano generale, che in totale ne prevede quindici, con otto Regioni e sette Città metropolitane. I soli due beneficiari recalcitranti risultano la città di Napoli e la Regione Puglia, cioè Luigi De Magistris e Michele Emiliano, due “potenti” poco teneri con Renzi e il suo governo e che non hanno mancato, soprattutto il sindaco di Napoli, di commentare il patto con velenosa ironia. Anzi, immaginandoci una vignetta umoristica di ottocentesca memoria, la briscoletta a tre fra governo nazionale, governo regionale e governo metropolitano ha visto De Magistris subito calare il suo carico da undici, accusando Renzi di aver utilizzato la prefettura di Napoli per fare campagna elettorale a favore della sua avversaria piddina per le comunali di giugno. “Stiamo svoltando”, ha detto invece il governatore De Luca, forse coll’intento di omaggiare il capo del governo usando una di lui fortunata espressione. Fra Renzi e De Luca ormai sembra una cosa seria, nata dalla gentile offerta del 93% di preferenze salernitane alle primarie PD fatta dall’allora sindaco di Salerno all’allora sindaco di Firenze, passata attraverso la sostanziale tolleranza di Renzi sugli “impresentabili” candidati alle ultime elezioni regionali in appoggio a De Luca, oggi cementata dal Patto per la Campania, vanto legittimo del capo del governo e agognato terreno d’azione per il governatore. A questo punto, e finalmente, si potrebbe affermare che un serio investimento pubblico per lo sviluppo del Mezzogiorno sia stato stabilito. Eppure fra un po’ verrà il difficile, evitare l’invischiamento criminale nella messe di denari pubblici in arrivo. Evitare un altro terremoto 1980.
Proprio nelle ore dell’incontro di petalosi sensi fra ser Matteo e don Vincenzo, il loro segretario regionale campano del partito veniva indagato per concorso esterno in associazione mafiosa…Ser Matteo e don Vincenzo, quattro giorni dopo la firma, erano ancora insieme a pubblicizzare il patto come un coppia di cantanti per un disco in comune, e chiacchierando tramite pc con i curiosi dei social network parlavano allegramente di tante cose: degli obiettivi del patto, di sbloccare il Paese, di Bagnoli, dell’alta velocità ferroviaria, di sanità, di scuola, di Pompei, di nuove norme amministrative, di trasporti, di rinnovabili, di unioni civili, di 80 euro, di riforme costituzionali, di baby gang, di ISEE, di partite iva e di quelle di pallone. Tutto meno che l’ultimo “fattariello” giudiziario del partito.