
Il nuovo regime forfettario 2015 approvato dalla legge di Stabilità, ha stravolto completamente il vecchio regime dei minimi, tanto da incrementare verso la fine dell’anno 2014 un aumento di aperture di Partite Iva per assicurarsi di restare nel vecchio. I dati parlano chiaro, nel mese di gennaio 2015, c’è stato un calo del -29,7% rispetto allo stesso mese nel 2014. La paura di ritrovarsi a pagare il famoso forfait, salito al 15% rispetto al vecchio 5% ha bloccato la voglia dei professionisti di mettersi in proprio. Ma grazie, al decreto mille proroghe ora approvato, il pericolo sembra scampato, almeno per tutto il 2015 e i professionisti potranno contare ancora sulle vecchie aliquote e sul blocco dell’aumento delle aliquote INPS per chi è iscritto alla gestione separata. Ma vediamo nel dettaglio quali sono state le novità introdotte da questo nuovo regime.
La nuova legge, prevede un regime agevolato senza più il limiti d’età e quindi che può essere applicato a tutti; il vecchio regime invece lo consentiva solo agli under 35. Inoltre ci sono delle soglie di reddito da rispettare da non superare che vanno dai 15 mila ai 40 mila euro di reddito a seconda dell’attività svolta. Se si supera tale soglia non si può più adottare una contabilità semplificata, ma bisogna passare al regime ordinario.
Se prima il calcolo veniva effettuato eliminando dai ricavi, i costi e i contributi, quindi sul reddito imponibile; ora il reddito viene calcolato applicando ai ricavi annui un coefficiente di redditività che varia dal 40% per i commercianti, al 78% per i professionisti; poi sul reddito forfetizzato si vanno a detrarre i contributi previdenziali e si va a calcolare l’imposta salita al 15%. Una batosta soprattutto per i professionisti, come avvocati, architetti e così via.
Svantaggi, quindi, soprattutto per i liberi professionisti, mentre potrebbero beneficiarne soltanto i commercianti che non hanno troppe spese, e non investono in immobili o beni aziendali. Tra i vantaggi maggiori, la possibilità di pagare i contributi INPS non più sul reddito minimale stabilito dallo Stato, ma in base al reddito effettivo dichiarato e confermato. Unica ancora di salvataggio, per quei piccoli commercianti che davvero guadagnano poco e che ogni anno si sentono pressati da queste tasse troppo alte. Un cambiamento radicale, ma vi è però uno svantaggio: versando una percentuale bassa, i contributi pensionistici verranno calcolati non per tutto l’anno, ma solo per i periodi corrispondenti, 3-6-9 mesi di lavoro. Meno si versa dunque meno saranno i contributi versati all’INPS. Questo significa dunque che un artigiano, potrà effettuare due scelte differenti: potrà scegliere di versare i 3452 euro previsti, e i contributi saranno conteggiati per un anno; mentre se ne verserà solo la metà, questi verranno conteggiati per sei mesi. Chiunque potrà aderire a tale offerta, a patto comunque che ci siano i presupposti, ovvero che il reddito annuale prodotto sia inferiore a quello stabilito dalla legge.