E’ risaputo: gli uomini non riescono a trovare le cose pur avendole davanti.
Oggi, quindi, indosserò la toga per difendere l’homus cecatus e per fare la mia arringa mi avvarrò esclusivamente di prove oggettive frutti di studi scientifici.
L’uomo signori della Corte, non ha responsabilità se non riesce a trovare le cose, pur avendole davanti agli occhi e se proprio occorre trovare un colpevole, quello è da ravvisare nella visione periferica del maschio, ereditata dai nostri antenati preistorici
Si è visto che, per genetica, gli uomini e le donne hanno una notevole differenza nella vista periferica, cioè in quella visione che cade al di fuori del punto centrale in cui si sta guardando e che comprende tutto ciò che risulta ancora chiaramente visibile senza spostare lo sguardo.
Le donne, rispetto agli uomini, hanno una visione periferica molto più sviluppata e quindi riescono a vedere più cose intorno a loro senza muovere lo sguardo. Addirittura la vista delle donne può arrivare anche a 180°.
Gli uomini, invece, hanno una visione tipo fari in un tunnel: se tutto va bene, arrivano a 40°, 45°, dopodiché la visione va fuori fuoco e quindi non si riesce a vedere. In compenso, rispetto alle donne, riescono a vedere meglio gli oggetti lontani e in movimento, così come sono più agevolati nella percezione dei piccoli dettagli.
E le cause genetiche di questa diversa visione periferica risalgono addirittura alla Preistoria e alla differenza di ruoli che avevano i maschi e femmine.
Gli uomini erano (e sono rimasti ancora) cacciatori. Per questo motivo hanno dovuto sviluppato una visione che consentisse loro di vedere la preda da lontano ed in movimento, per colpirla e portare “il pane a casa”. La visione laterale non gli interessava, perché l’uomo preistorico doveva focalizzarsi sono sull’animale che aveva davanti a sé per colpirlo con decisione.
Le donne preistoriche, invece, erano (e sono rimaste ancora) casalinghe e quindi dovevano occuparsi della cura dei figli, avendo necessità di avere cent’occhi per non perdere nessun movimento della prole irrequieta e dovevano anche dedicarsi alla ricerca di bacche, radici ed erbe, da mettere insieme oppure al posto delle cacciagione se mancava. Pertanto avevano necessità di focalizzare la visione soltanto su oggetti piccoli e statici.
Per confermare questa teoria sociologica, chiamo alla sbarra dei testimoni la diversa anatomia delle parti in giudizio: l’uomo – cacciatore, affinando la precisione del lancio dell’arma contro la preda in movimento, ha sviluppato un migliore controllo dei muscoli grossolani (prossimali) della parte superiore del braccio e della spalla. Per lo stesso motivo funzionale, le donne- contadine, sviluppando una maggiore precisione nell’afferrare gli oggetti, hanno sviluppato maggiormente i muscoli fini del polso e delle dita.
Quindi, Signori, della Corte, non è colpa dell’uomo se non trova le cose, che gli si parano davanti agli occhi, ,quando invece, per essere visibili, dovrebbero allontanarsi e muoversi velocemente.
Non è colpa dell’uomo se le donne preistoriche erano troppo poco femministe e hanno tardato a rivendicare la parità di genere, ottenendola quando ormai troppo tardi per rimediare alle conseguenze del diverso sviluppo muscolare e neurologico.
E se non è colpa dell’uomo, allora il maschio imputato va assolto con formula piena.