Il Consiglio dei ministri del 19 novembre esaminerà il nuovo disegno di legge sugli sfratti rapidi, un provvedimento che mira a ridurre drasticamente i tempi di rilascio degli immobili, oggi spesso protratti per mesi o anni. La riforma introduce un iter accelerato che modifica in modo sostanziale il Codice di procedura civile, consentendo di ottenere lo sgombero entro dieci giorni.

La principale novità consiste nell’estensione della procedura semplificata non solo alle abitazioni principali – già interessate dal Decreto Sicurezza – ma anche alle seconde e terze case, comprese quelle occupate abusivamente. I destinatari della misura saranno quindi sia gli inquilini morosi sia gli occupanti senza titolo, per i quali la liberazione dell’immobile dovrà avvenire entro dieci giorni.

Il meccanismo si fonda sull’atto di precetto, che sostituisce il tradizionale “preavviso di rilascio”. Se l’immobile non viene liberato spontaneamente entro il termine fissato, dal giorno successivo l’ufficiale giudiziario potrà procedere direttamente all’esecuzione, senza ulteriori notifiche.

Un capitolo specifico riguarda le occupazioni abusive: non si tratta di sgomberi penali, ma di una nuova procedura civile che consente l’intervento immediato sulla base del solo titolo di proprietà, senza indagini preliminari. In questo modo, il possesso di fatto non potrà più prevalere sulla titolarità giuridica, e i proprietari potranno ottenere la restituzione dell’immobile in tempi rapidi, anche con l’ausilio della forza pubblica.

La legge disciplina inoltre la gestione dei beni lasciati all’interno delle abitazioni: se privi di valore, saranno considerati abbandonati e il proprietario potrà smaltirli o distruggerli dopo trenta giorni dalla notifica dell’esecuzione.

Resta il cosiddetto “termine di grazia” per gli inquilini in difficoltà temporanea, che potranno saldare i canoni arretrati, ma con limiti più stringenti: la concessione sarà possibile solo due volte in quattro anni, anziché tre, e con decisioni più rapide da parte del giudice.

Il Governo sostiene che la misura sia necessaria per tutelare i proprietari e sbloccare situazioni cristallizzate, mentre le opposizioni denunciano il rischio di un approccio repressivo che potrebbe aggravare la marginalità sociale. L’Esecutivo ribadisce che il provvedimento si inserisce in un più ampio piano casa, volto anche ad aumentare l’offerta di alloggi a prezzi accessibili, pur riconoscendo la persistente carenza di edilizia popolare.

Il disegno di legge sarà discusso il 19 novembre 2025 e, dopo l’iter parlamentare, potrebbe entrare in vigore all’inizio del 2026.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *