
“Sarri contro Mancini, Mancini contro Sarri. I media nazionali, in queste ore, non fanno altro che parlare della “grottesca” vicenda di presunto “razzismo”, che avrebbe letteralmente scioccato, l’etica pubblica.
Partiamo da un’accurata ricostruzione dei fatti: era il 90’ della ripresa, l’Inter conduceva, 1-0, grazie al goal di Jovetic ed il quarto uomo, comunica i minuti di recupero, alzando la lavagna luminosa. L’assegnazione di 5 minuti di “extra- time” non è piaciuta a Mancini che, si avvicina al quarto uomo ed inizia a lamentarsi. Durante questo “frangente”, Sarri, avrebbe rivolto, dei termini, come “finocchio e frocio”, nei confronti del tecnico nerazzurro, reo, a parer suo, di “lamentarsi eccessivamente”. La partita si conclude, l’Inter vince 2-0 e passa il turno, ma nel post partita, si scatena una bufera, che ha dell’incredibile: Mancini, intervistato da RaiSport1, dichiara che “Sarri è un razzista e che in Inghilterra, persone così non potrebbero neanche, allenare nei campi d’allenamento”.
Lungi da me, assolvere Sarri, ci terrei a fare una precisazione. L’oggetto della “contesa” è il razzismo, Quel razzismo, così tristemente, noto ai napoletani. In quasi tutti gli stadi d’Italia, da Verona, a Bergamo, da Milano a Torino, da Palermo giungendo fino a Cagliari, nei confronti della città di Napoli e dei napoletani, oramai da qualche tempo, le tifoserie avversarie, non perdono l’occasione, per manifestare il proprio “affetto”. Cori del tipo “ Noi non siamo napoletani, Vesuvio lavali col fuoco oppure Napoli colera, sei la vergogna dell’Italia intera”, sono all’ordine del giorno. Basti pensare che questi cori, se così vogliam definirli, che denotano, tra le altre cose, un’ignoranza celestiale, vengono eseguiti anche nei match, dove la compagine avversaria non è quella partenopea.
Quando il tecnico dell’Inter, afferma che “In Inghilterra certe cose non sarebbero ammissibili”, mi allineo al suo pensiero, ma trasferisco, immediatamente, tale supposizione, alla realtà italiana. In un paese civile, certe offese, certe denigrazioni, certe calunnie, vengono sanzionate, e le sanzioni, a loro volta, vengono rispettate. In un paese civile, lo sport viene visto come un momento di evasione, di gioia, di entusiasmo, dove si riesce a dimenticare la frenesia della quotidianità. In un paese civile, quando si va allo stadio, al sabato sera, o alla domenica pomeriggio, si scorge un clima festoso e non certamente minaccioso, serio, perturbante.
In un paese civile, se una tifoseria offende l’altra, per motivi certamente non legati, allo sport, si prendono dei provvedimenti reali che implicano la chiusura del settore a tempo determinato o indeterminato, la disputa delle successive partite interne, a porte chiuse, oppure si individuano i soggetti responsabili di tale scempio. Sono d’accordo, pienamente d’accordo, con Mancini: in Italia, offendere Napoli ed i napoletani è una prassi comune che non fa neanche più scalpore.
Semmai è quando non ci offendono che ci meravigliamo, che ci chiediamo il perché di tale rinuncia. E se l’etica pubblica si indigna per delle accezioni, sicuramente poco eleganti di Sarri, in un paese civile, l’etica pubblica, dovrebbe ripudiare, anche, tutte le altre forme, di razzismo, che inficiano, nei vari elementi sociali, culturali, ideologici o linguistici. Ma siccome, siamo ancora ben lontani, per equipararci ai paesi civili, è giusto che l’etica pubblica si scandalizzi, a seconda della miglior resa finanziaria.