
La Costituzione italiana non contiene alcuna disposizione espressamente dedicata all’ ambiente come valore da salvaguardare.Tuttavia, ciò non significa che la Normativa costituzionale sia indifferente rispetto alle problematiche di ordine ambientale.Infatti, pur non venendo menzionato il termine “ambiente”, è comunque possibile far discendere dalle disposizioni fondamentali una tutela di rango costituzionale dei valori e dei beni ecologici tale da dettare determinati vincoli all’attività dei pubblici poteri e dei privati. Dalle Norme costituzionali, in altre parole, si ricavano precise indicazioni in favore della protezione dell’ambiente, venendo in rilievo una sorta di “funzione negativa” per i consociati ed il legislatore ordinario, obbligati ad un non facere in danno di tale bene; altresì, dalla Normativa costituzionale si desume un contenuto precettivo, nel senso di una “funzione positiva” nella misura in cui obbliga il legislatore a predisporre,e la collettività ad utilizzare,strumenti a salvaguardia dell’ambiente stesso. In realtà, sebbene la tutela dell’ambiente è riconosciuta a livello Costituzionale, la legislazione ordinaria non sempre disciplina in modo specifico le diverse modalità di aggressione ai beni ecologici: si pensi al problema dello smog e quindi dell’inquinamento atmosferico. Stiamo assistendo in queste ultime settimane ad un “tutti contro tutti”,unitamente a lotte ideologiche, tra le diverse istituzioni del nostro Paese in relazione alla risoluzione del problema delle polveri sottili (Pm10). Diverse città italiane (principalmente Milano, Roma e Napoli) hanno infatti superato, da circa 30 giorni, le c.d. “soglie anti-inquinamento”, provocando forti discussioni nel panorama politico in relazione alle misure di contrasto da adottare.Oggi, la legge è frammentaria e la risoluzione di una tale problematica investe i diversi livelli di amministrazione della cosa pubblica. E’ il caso di Milano: Comune contro Regione, Regione contro il Governo, Governo contro l’ Unione Europea.L’ assenza, poi, di una normativa ad hoc, ha incentivato i diversi Enti territoriali a disciplinare la materia in esame attraverso modalità eterogenee (blocco del traffico a Milano 28-29-30 dicembre, circolazione a Roma secondo il metodo delle c.d. “targhe alterne”, incentivo all’utilizzo dei mezzi pubblici a Napoli e Torino),quasi come se l’inquinamento avesse alla base una distinzione territoriale in Regioni, Province e Comuni al pari di un qualsiasi Stato decentrato. In realtà, il contrasto alle polveri sottili necessiterebbe di un piano unico, globale e generale, che investa l’intera penisola italiana senza distinzione alcuna. E’ quanto indicato dagli amministratori della Pianura Padana inviando al governo una proposta contenente misure strutturali al fine di rendere unica la procedura di contrasto all’inquinamento atmosferico: 1) coordinamento delle Regioni per concordare azioni di lungo periodo e di emergenza; 2) limitazione della circolazione ed abbassamento delle temperature massime di riscaldamento negli edifici; 3) ripristino delle risorse per il trasporto pubblico locale ed ammodernamento dei mezzi; 4) rottamazione dei veicoli 0, 1,2,3, e 4 diesel. La gravità della situazione è comunque oggi certificata dall’Associazione italiana Legambiente la quale ha anticipato alcuni dati del rapporto “Pm10 ti tengo d’occhio”, individuando le città più inquinate d’Italia. Frosinone è al primo posto, superando per ben 110 volte i 50 microgrammi per metro cubo rispetto alle 35 volte consentite dalla legge,mentre tra i maggiori capoluoghi di provincia Milano ha superato il limite per 86 giorni, seguita da Torino con 73, Napoli 59 e Roma 49. Nell’attesa delle d
ecisioni politiche, l’unica certezza è oggi rappresentata dalla violazione continua e ripetuta della nostra Carta Fondamentale in relazione alla materia ambientale: lobbies, centri di potere ed incapacità della classe dirigente quali uniche risposte alla “Costituzione tradita”.