
Scritto e diretto da Joele Anastasi e interpretato da Vuccirìa Teatro, Battuage, in scena alla Galleria Toledo il 10 e l’11 gennaio, racconta lo squallore dei luoghi battuti da persone in cerca di rapporti occasionali, non necessariamente ricompensati con denaro.
La scenografia è fatta solo di urinato di un bagno pubblico, e lo spettacolo esordisce con il rumore delle gocce d’acqua. Salvatore entra in scena. E’ arrivato dalla Sicilia, e simula un provino. E’ disposto a tutto pur di entrare nel mondo dello spettacolo: se gli viene chiesto di spogliarsi, lo fa, se gli vengono richiesti dei favori sessuali, li fa. Ma non è l’unico a lasciarsi contagiare dal clima di corruzione e disfacimento del mondo del battuage. Anche gli uomini sposati vanno con i travestiti, anche coloro che davanti a Dio hanno promesso fedeltà alla propria sposa. E, per motivi scenografici, il bagno pubblico è, all’occorrenza, anche la chiesa in cui viene celebrato il matrimonio, e l’urinatoio è un confessionale, la puttana è il confessore. La corruzione non risparmia niente e nessuno, nemmeno la chiesa, luogo tradizionalmente incontaminato, è estranea alle perversioni del battuage.
Quattro bravi attori –Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano e Simone Leonardi – ad interpretare otto personaggi: l’uomo sposato è anche un travestito, il ragazzino che va nei bagni pubblici per consumare la sua prima esperienza omosessuale è anche una prostituta di vecchia data, la moglie fedele e devota è anche una ragazzina greca che vende il proprio corpo nella speranza di poter prima o poi scappare con la sua amata.
Quasi a voler dire che i personaggi sono intercambiabili, che le nostre identità possono trasformarsi velocemente in semplici pedine, scaraventate nel vortice della vita del battage, fatta di urla, bugie, apparenze, risse, violenza, squallore, e urinatoi. Una vita in cui gli unici rapporti possibili tra esseri umani sono quelli sessuali.
“Oggi faccio il compleanno fatemi gli auguri e quattro anni che sono qua. Sto aspettando il momento giusto, il provino giusto e me ne vado da questo posto di merda. Il treno giusto prima o poi deve passare. Che poi se sapevo che mi finiva a fare la puttana tanto vale che me ne stavo in Sicilia.”, dice Salvatore. Ma in realtà anche per fare la puttana è disposto a fare le stesse cose che avrebbe fatto per entrare nel mondo dello spettacolo, come dimostra il provino che simula, in un secondo momento, per diventare prostituta.
Non fa molta differenza, l’importante è riuscire ad aggrapparsi alla vita. E’ questo l’unico vero scopo: sentirsi, in qualche modo, ancora vivi.
Uno spettacolo movimentato, che, per quanto dissacrante, riesce a non scadere nella banale volgarità o nell’oscenità gratuita.
Un po’ pesanti e lunghi alcuni monologhi, anche se l’attenzione del pubblico si mantiene costante.
Assolutamente coerente con questa tipologia di spettacolo – che alterna scene di azione a monologhi – l’utilizzo delle luci, che si concentra su una singola parte della scena e mette in risalto il singolo personaggio, creando un rapporto ancora più diretto e intimo con il pubblico.
Quattro bravi attori –Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano e Simone Leonardi – ad interpretare otto personaggi: l’uomo sposato è anche un travestito, il ragazzino che va nei bagni pubblici per consumare la sua prima esperienza omosessuale è anche una prostituta di vecchia data, la moglie fedele e devota è anche una ragazzina greca che vende il proprio corpo nella speranza di poter prima o poi scappare con la sua amata.
Quasi a voler dire che i personaggi sono intercambiabili, che le nostre identità possono trasformarsi velocemente in semplici pedine, scaraventate nel vortice della vita del battage, fatta di urla, bugie, apparenze, risse, violenza, squallore, e urinatoi. Una vita in cui gli unici rapporti possibili tra esseri umani sono quelli sessuali.
“Oggi faccio il compleanno fatemi gli auguri e quattro anni che sono qua. Sto aspettando il momento giusto, il provino giusto e me ne vado da questo posto di merda. Il treno giusto prima o poi deve passare. Che poi se sapevo che mi finiva a fare la puttana tanto vale che me ne stavo in Sicilia.”, dice Salvatore. Ma in realtà anche per fare la puttana è disposto a fare le stesse cose che avrebbe fatto per entrare nel mondo dello spettacolo, come dimostra il provino che simula, in un secondo momento, per diventare prostituta.
Non fa molta differenza, l’importante è riuscire ad aggrapparsi alla vita. E’ questo l’unico vero scopo: sentirsi, in qualche modo, ancora vivi.
Uno spettacolo movimentato, che, per quanto dissacrante, riesce a non scadere nella banale volgarità o nell’oscenità gratuita.
Un po’ pesanti e lunghi alcuni monologhi, anche se l’attenzione del pubblico si mantiene costante.
Assolutamente coerente con questa tipologia di spettacolo – che alterna scene di azione a monologhi – l’utilizzo delle luci, che si concentra su una singola parte della scena e mette in risalto il singolo personaggio, creando un rapporto ancora più diretto e intimo con il pubblico.