
È stata una preferenza quasi plebiscitaria, quella che ha portato Nicola Zingaretti a diventare il nuovo segretario del Partito Democratico: il 70% dei suffragi è andato in favore del Presidente della Regione Lazio. Dei quasi due milioni di votanti, dunque, più di un milione ha deciso di affidarsi a lui per la ricostruzione di uno dei partiti più controversi della seconda repubblica. Anche il numero di votanti, superiore a quello delle ultime primarie PD, ha portato ad un globale ottimismo intorno all’aria dem, che sembra rivedere finalmente la luce alla fine del tunnel. Ma chi è Nicola Zingaretti, e cosa porta di nuovo agli elettori socialdemocratici?
Nicola Zingaretti, nato a
Roma nel 1965, ha alle spalle una lunga carriera di vittorie in campo politico,
non avendo mai perso alle elezioni fin dalla sua prima candidatura come
Segretario Nazionale della Sinistra Giovanile nel 1991. Da allora, il neosegretario
ha ricoperto numerose cariche, da Consigliere Comunale di Roma a Presidente
della Provincia di Roma, fino all’ultimissima vittoria alle elezioni per la
presidenza del Lazio nel 2013.
Zingaretti è stato descritto, tra i candidati alla segreteria del PD, come l’uomo
più “a sinistra”: la sua storica presenza all’interno di movimenti
anti-razzisti ed anti-xenofobi, infatti, è stata probabilmente l’arma in più
che lo ha portato alla vittoria rispetto ai deludenti Martina e Giachetti.

Adesso, dopo la vittoria, si sprecano le parole di stima da parte di personaggi politici sia interni che esterni al partito: i complimenti del rivale Giachetti e del reietto Renzi, in particolare, testimoniano come, almeno per ora, le lotte intestine siano solo un ricordo passato, soprattutto in vista delle Europee, dove la Lega di Salvini sembra essere destinata a fare mattanza e spezzare l’alleanza socialdemocratica del Parlamento Europeo.
Nonostante questa
esondante dose di ottimismo, però, sono numerosi i dubbi che attorniano il
nuovo segretario dem: escluse le politiche liberali in ambito civile, Zingaretti
sembra avere davvero poco da proporre per riconquistare i disillusi dall’era
renziana, con delle idee fin troppo vicine a quelle dei suoi predecessori per
poter parlare di “svolta a sinistra” all’interno del Partito Democratico.
L’appoggio dei super-moderati Gentiloni e Calenda, infatti, sta a sottolineare
quanto, sebbene Zingaretti abbia davvero dimostrato di avere un entusiasmo
nuovo e diverso rispetto alle sue alternative, sembra davvero difficile poter
ricostruire una sinistra sociale forte basandosi sul nuovo segretario.