Trump firma il decreto per la costruzione di un nuovo muro al confine con il Messico, la cerimonia al dipartimento per la sicurezza nazionale.
Gli ordini esecutivi prevedono lo stop agli ingressi da sette paesi musulmani: Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen, allo scopo di proteggere gli Stati Uniti da possibili attentati terroristici.
Sospeso per 120 giorni il programma di ammissione e tagliato di oltre la metà il numero di rifugiati attesi per quest’anno.
La costruzione, prevista da un decreto del 2006 che autorizza l’edificazione di barriere al confine tra Stati Uniti e Messico per centinaia di chilometri, è stata sbloccata grazie ai soldi dei contribuenti americani. Tali fondi, che sarebbero poi risanati con un rimborso proveniente dal Messico, servirebbero anche a finanziare l’istituzione di oltre 5 mila guardie di frontiera.
Il 31 Gennaio a Washington è atteso il meeting tra Donald Trump e il presidente messicano.
Non sono mancati, a tal proposito, i più disparati commenti.
Malala Yousafzai, attivista pakistana vincitrice del premio Nobel per la pace nel 2014, scrive: “Mi si spezza il cuore nel vedere che l’America sta voltando le spalle ad una storia gloriosa di accoglienza di immigrati e rifugiati”.
Mark Zuckerberg, creatore di Facebook, si dice “preoccupato dell’impatto dei recenti ordini esecutivi firmati dal presidente Trump” mentre il presidente iraniano Hassan Rohani sostiene: ” Questo non è il momento di costruire muri tra le nazioni […] anche se ci sono muri tra le nazioni, essi devono essere rimossi”.
Il ministro degli esteri francese infine afferma:” Accogliere i rifugiati che fuggono dalla guerra e dall’oppressione è parte del nostro dovere”.
Che siate pro o contro Trump, la domanda è sempre la stessa: Un muro può veramente migliorare la vita degli americani?
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