Ancora un film antesignano di un fatto di cronaca.
Partiamo dal film
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“C’eravamo tanto amati”, narra la storia di tre amici, che, partendo dalla resistenza partigiana arriva fino agli anni ’70, intrecciando le loro vite sullo sfondo dell’Italia che in quegli cambiava velocemente.
Uno degli amici è Stefano Satta Flores (Nicola Palumbo), un appassionato di cinema che perde un’ingente somma a un quiz televisivo, “Lascia o raddoppia”, pur avendo ragione
Nicola, infatti, conosce di persona un dettaglio sulla lavorazione di Ladri di biciclette che però non è ancora riportato dai libri, ma lui era lì vicino a De Sica e lo sa. Molti anni dopo, Vittorio De Sica (che appare di persona nel film) confermerà che lui aveva ragione, ma ormai di quel quiz si è persa la memoria.
Dopo 50 anni sta succedendo la stessa cosa.
Migliaia di aspiranti docenti partecipano ad un altro quiz, quello del Concorso ordinario per arrivare all’agognata cattedra, ma alcuni di loro davanti a risposte corrette, si vedono bocciati perché il Ministero le ritiene errate.
L’unica differenza è che ora il concorrente non deve aspettare anni per avere una ormai inutile giustizia risarcitoria perché esistono rimedi amministrativi più rapidi.
Ed eccoci arrivati al fatto di cronaca.
Un’ordinanza del TAR LAZIO conferma la presenza di una domanda errata nella prova scritta per docenti, dopo che un insegnante palermitano ha presentato ricorso. Per i giudici dunque è errata, e va annullata, la domanda sulla poesia di Petrarca «Chiare, fresche e dolci acque»,
Infatti il primo verso della rima della quarta strofa, “Chiare, fresche et dolci acque” – poteva stare a buon diritto sia il settimo (“Qual fior cadea sul lembo“) sia l’ottavo (“qual su le treccie bionde“). Quindi entrambe le risposte sono corrette
Anche i giudici del Tar hanno più volte sostenuto che «se vi è ambiguità e incertezza in tal senso, come nel caso di specie, non può che considerarsi corretta anche la risposta fornita dal candidato che sia conforme all’impostazione della domanda».
GIUSTIZIA E’ FATTA !
Ben vengano gli strumenti messi a disposizione dall’Ordinamento per riparare ad errori amministrativi, meno quando si approfitta degli stessi per tentare di aggirare i limiti imposti dai concorsi.
Perché – per amore della verità – dobbiamo dire che insieme a questi legittimi ricorsi al TAR, ne vengono presentati tanti altri meramente pretestuosi di candidati che, pur non superando le prove, contestano successivamente i limiti del concorso.
Ed ecco spuntare come funghi Studi Legali, associazioni e Sindacati che si rivolgono a tutti i bocciati che, nella prova scritta appena espletata, non hanno raggiunto la soglia di sbarramento per il superamento di 70/100 e propongono ricorsi cumulativi per poche centinaia di euro, invogliando così gli esclusi a tentare la sorte.
Perché, proprio di buona sorta si deve trattare se, come si legge proprio da uno di questi annunci, lo stesso Sindacato “ fa presente che ad oggi non ci sono pronunce positive e soprattutto che i precedenti ricorsi che hanno avuto oggetto analogo sono stati rigettati, con evidente rischio, nonostante motivi oggettivi a sostegno, di condanna alle spese”.
Ma, citando le parole di un altro poeta:
E noi sogniamo
Fantastichiamo
È col quiz
Che risolviamo
I problemi che c’abbiamo
Sì, la vita è tutt’un quiz