
Nel dicembre 2014, un combattivo e caparbio abbonato Rai, Bruno Corva di Cavasso Nuovo, invia una lettera alla Rai di Roma, in cui lamenta di non poter vedere i suoi programmi preferiti , e di non aver potuto ascoltare la Messa Natalizia del Papa e pertanto si rifiuta di pagare il canone.
Non avendo soldi non poteva permettersi l’antennista e la Rai, egli sostiene, doveva risolvere il disservizio. Come Bruno ci sono tanti utenti che protestano per questo disservizio. C’è il sign. Arturo Presotto di Spelimbergo che dopo aver letto la risposta della Rai a Corva, cioè quella di pagare il canone, in quanto tassa su apparecchi abilitati alla riproduzione di programmi tv, ha deciso di lanciare una provocazione alquanto ardita: la richiesta di ottenere il bonus bèbe, anche se non ha figli solo perchè titolare di un organo atto alla riproduzione.
Certo oggi non dobbiamo meravigliarci di nulla, siamo in un paese democratico dove ognuno può esprimere liberamente opinioni e pensieri, ma sta di fatto che questo tipo di manifestazioni, per quanto estreme ed opinabili, esprimono il malcontento di un più generale stato di insoddisfazione dei cittadini verso le istituzioni pubbliche, compresa la storica Mamma Rai.