Ieri 19 marzo l’azione del famoso social è crollata del 7% in Borsa; le cause sono riconducibili sia alla diffusione illecita di dati sugli utenti, sia al possibile utilizzo della piattaforma per pilotare le elezioni presidenziali del 2016 e il referendum sulla “Brexit”.
La senatrice democratica Amy Klobuchar e il collega repubblicano John Kennedy hanno richiesto la presenza dei CEO, ovvero gli amministratori delegati, alla commissione di giustizia, per spiegare come sia possibile che i dati di ben 50 milioni di utenti siano finiti nelle mani sbagliate. Ulteriore punto interrogativo è il perché i CEO non abbiano reso pubblici i colpevoli solo tre giorni fa nonostante ne fossero a conoscenza già dal 2015.
Le accuse da parte delle commissioni del senato e della camera, dovute al boicottaggio delle elezioni presidenziali di due anni fa degli operatori russi iscritti alla piattaforma che hanno raggiunto utenti americani tramite pubblicità e fake news, sono rivolte a Zuckenberg, la cui azienda non è l’unica coinvolta nell’inchiesta. Anche la Cambridge Analytica, azienda finanziata da Robert Mercer – un milionario sostenitore di Donald Trump -, è accusata di non collaborare.
Con l’aiuto di Christopher Wylie (Uno dei responsabili dell’azienda di Cambridge), è avvenuta poi con successo la ricostruzione dei fatti: l’acquisizione dei dati è effettivamente avvenuta in modo legale; Aleksandr Kogan, professore di psicologia ha concordato con il social la creazione di una nuova app -“ThisIsYourDigitalLife”- che si presenta agli utenti come un test psico-digitale.
L’accordo però non è stato rispettato correttamente, perché Kogan ha passato i dati alla Cambridge Analytica. La questione,una volta venuta a galla, ha suscitato l’indignazione del vicepresidente di Facebook Paul Grewal che ha dichiarato: <<E’ un serio abuso delle nostre normative>>. Il professor Kogan invece ha apertamente dichiarato di essere disposto a parlare con l’FBI e davanti al congresso americano o parlamento britannico. Data però l’impossibilità da parte dell’azienda in possesso dei dati di rimuoverli dal network, gli utenti riporranno sempre meno fiducia sulla piattaforma social nel proteggere la loro privacy.