Dal 01 Febbraio 2014 al 11 Maggio 2014 è possibile visitare, a Venezia, nella Casa dei Tre Oci, la raccolta di fotografie di Sebastião Salgado, Genesis. Dopo le sue grandi mostre In Cammino, 2000, e La mano dell’Uomo, 1994, il fotografo brasiliano presenta ora il suo nuovo lavoro, realizzato nel corso degli ultimi dieci anni. Il progetto, iniziato nel 2003, lo ha portato per 8 anni in giro per il mondo, a scovare e immortalare gli angoli più reconditi della Terra. Dalle foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa fino ad arrivare alle montagne del Cile e della Siberia, Sebastião Salgado è andato alla ricerca di luoghi incontaminati attraverso i quali raccontare il vero mondo, quelle delle origini, quello dove natura, uomini e animali vivono in una perfetta e primitiva armonia: è lì che il nostro pianeta appare in tutta la sua grandiosa bellezza. La mostra, risultato di circa 25 viaggi attraverso il mondo, e presentata secondo un percorso in cinque capitoli geografici da Fondazione di Venezia, Contrasto e Civita Tre Venezie, comprende circa 240 fotografie in bianco e nero, ed è visitabile tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 / il venerdì fino alle 21.00 (chiusa il martedì), e dopo l’11 maggio proseguirà il suo cammino in altre tappe che la porteranno a raggiungere alcune tra le maggiori città del mondo.[divider]Il percorso fotografico porta lo spettatore a scoprire la natura del nostro pianeta in tutto il suo splendore. Paesaggi mozzafiato, foreste, deserti, ghiacciai, animali selvatici, uomini e donne di tribù indigene mai toccate dalla cultura occidentalizzata e globalizzata. I miracoli della natura e quelli dell’uomo, anzi: i miracoli dell’originaria sintonia tra uomo e natura. «Personalmente vedo questo progetto come un percorso potenziale verso la riscoperta del ruolo dell’uomo in natura. L’ho chiamato Genesi perché, per quanto possibile, desidero tornare alle origini del pianeta: all’aria, all’acqua e al fuoco da cui è scaturita la vita; alle specie animali che hanno resistito all’addomesticamento; alle remote tribù dagli stili di vita cosiddetti primitivi e ancora incontaminati», afferma. Si augura così di suscitare attraverso questa visione nello spettatore lo stimolo a “salvaguardare le forme di vita e di cultura originarie, perché quelle costituiscono l’unico modo possibile di sapere com’eravamo prima dell’assalto della civiltà moderna”.[divider]Salgado definisce i suoi scatti “una lettera d’amore alla terra scritta con la macchina fotografica”, e attraverso di loro sottolinea la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita e di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda. L’alto contenuto morale non intacca tuttavia lo stile raffinato ed estetizzante delle sue fotografie. Sceglie di produrre in bianco e nero, e motiva la sua scelta: «una foto in bianco e nero è come un’illustrazione parziale della realtà. Chi la guarda, deve ricostruirla attraverso la propria memoria che è sempre a colori, assimilandola a poco a poco. C’è quindi un’interazione molto forte tra immagine e osservatore». La mostra è curata da Lélia Wanick Salgado, la moglie del fotografo, ed è un vero e proprio studio antropologico e zoologico. In uno dei suoi numerosi viaggi, ad esempio, Salgado ha visitato una tribù indigena in Brasile, gli Zo’é, e per comunicare con loro ha portato con sé Ana Suelly Arruda, una linguista dell’Università di Brasília, che ne conosce la lingua. Ciò che colpisce delle foto in cui sono raffigurati gli Zo’é è che alcune sono in posa, non sono “foto rubate”, e ciò significa che Salgado è riuscito a conquistare la loro fiducia. È molto raro che gli indigeni accolgano un uomo esterno alle loro tribù con una tale confidenza.[divider]Per quanto riguarda le specie animali, la mostra è strettamente collegata a visite didattiche organizzate per le scuole e per le famiglie. In particolare, le visite animate e i laboratori per le scuole saranno guidate da un esperto nella comunicazione scientifica che, in base al percorso prescelto, focalizzerà l’attenzione su alcune foto esemplifcative del tema da approfondire: si partirà dall’analisi dell’immagine e del suo soggetto per illustrarne i contenuti scientifici, adattando le spiegazioni e il linguaggio all’età degli studenti e alla tipologia di istituto che frequentano. Il gruppo scolastico approfondirà gli argomenti suggeriti dalle fotografie di Salgado, scegliendo uno tra i seguenti grandi temi: percorso biodiversità, percorso antropologia e percorso ecologia. Un percorso didattico che può trasformarsi attraverso il fascino evocativo delle foto in una vera e propria lezione di vita, nella speranza di sensibilizzare l’uomo nel suo rapporto con la natura.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui