
Trentunesima puntata di rubrica pallonara e instabile, in giorno e formato anomali per via degli impegni del disordinato curatore e pure per via del calendario del gioco della migliore pedata nazionale ormai completamente impazzito. Una volta nel pallone esisteva la regola doverosa della contemporaneità delle partite, tanto è vero che nell’ultima giornata si inventavano manfrine (la più classica: la rete di una porta improvvisamente e misteriosamente bucatasi) per allungare i tempi e aspettare i risultati finali su altri campi. Erano soprattutto modi che chi giocava in casa utilizzava per consentire all’avversario di giornata di poter perdere la partita con animo rasserenato e così risparmiandosi le mazzate del pubblico inferocito…Era certamente un imbroglio, ma almeno era divertente. Oggi si imbroglia lo stesso, ma il fine non è quello nobile della salvezza della squadra di casa o comunque dell’ottenimento di un risultato sportivo. Il fine è il denaro, con le scommesse “legali” a fare da modalità di investimento, oltre che a fare da modalità di distruzione dello sport, del tifo, delle capocce dei più deboli, del romanzo del pallone e di tutto quello che di picaresco quel romanzo raccontava.
Nel televe(n)dibile calcio contemporaneo, tanto per dire, il Napoli ha giocato la penultima di campionato sabato 23 maggio, eppure ha dovuto aspettare fino al lunedì sera successivo per capire se il suo risultato perdente contro la Juventus potesse ancora non inutilizzare del tutto l’ultima di campionato in casa contro la Lazio. Lazio che a sua volta ha giocato la finale di coppa Italia mercoledì 20 maggio contro la Juventus, ovviamente perdendola, e che ha fatto di tutto per aspettare fino a lunedì sera al fine di ritrovare le forze e giocarsi il derby contro la Roma. Per fortuna del Napoli e del suo popolo già rassegnato, all’Olimpico di Roma la Lazio a un certo punto non aveva più forze e la chiesa veniva rimessa al centro del villaggio…La Lazio, domenica sera, sarà costretta a non perdere la partita al San Paolo per non perdere in una settimana tutto il buono che era riuscita a guadagnarsi. Pertanto, domenica sera al San Paolo Napoli e Lazio si giocheranno l’accesso al cosiddetto preliminare della coppa europea con musichetta di incoronazione di re e bottino più ricco pure del re, in uno spareggio di fatto in cui il vantaggio del Napoli consisterà nello stadio di casa e quello dello Lazio nel pareggio come risultato utile. Rafelone Benitèz, allenatore promesso del Real Madrid, nella sua ultima come allenatore del Napoli potrà “salvare” la stagione del Napoli e pure la sua eccessiva reputazione. Serve una vittoria, il popolo azzurro lo sa e come sempre riempirà di entusiasmo il suo stadio. Il padrone/presidente Aurelio De Laurentìs, a cui la vittoria servirebbe più di tutti (e forse più di tutto), sta comprensibilmente tenendo la squadra sulla corda e non potendo ancora pubblicamente maledire Rafelone sta parlando mordendosi continuamente la lingua. A cose fatte, e a milioni d’euro messi nella capo di morte, potrà gioiosamente sfogarsi. Se poi le cose si facessero non a favore del Napoli, Aurelio non osiamo neanche immaginarcelo…
Passando alla serie B e al romanzo dell’Avellino, s’impone una premessa. Avellino del pallone è ebbra di gioia pallonara e in preda a proibitissimi pensieri.
I lupi, che mai come adesso si meritano l’appellativo, dopo aver conquistato il diritto ai “pleiof” in una partita magnificamente maledetta contro il Trapani, hanno fatto l’impresa vincendo il quarto di finale in inferiorità numerica e ai tempi supplementari, in trasferta sul campo del forte Spezia. Gol fatti da Zito l’incursore e da Gianmario l’ariete. Gol evitati da Pierluigi il portiere. Prestazione gagliardissima, forse memorabile, come eroi pedatori uniti e coraggiosi. Eppure a un certo punto la resa con onore sembrava il massino che si potesse ottenere, a un certo punto lo Spezia pareggiava e il solito Eupalla sembrava già avesse deciso da che parte stare. Invece i lupi l’animo non se lo perdevano, lo fortificavano nelle avversità e si disponevano in tattica perfetta per difendersi con ordine e avanzare di soppiatto.
Alla fine del primo tempo l’arbitro dava inizio alla resistenza irpina espellendo il mediano Arini per un fallo che non c’era…Al ‘5 del primo tempo supplementare un piazzato mancino di Visconti creava confusione nell’area avversaria e Gianmario era abile e agile a contorcere un tiro preciso. Il resto dei supplementari era difesa del vantaggio su canti di battaglia dei duemila fedeli al seguito. Alla fine era vittoria, crampi allo stomaco, e la battaglia diventava gloria. Il “Picco” di La Spezia era espugnato e già il pensiero si ossessionava al nobile Bologna…
Epiche del pallone. Epiche del “lupo”, in cui la vittoria di La Spezia si inserisce all’ultimo capitolo, col popolo che si organizza perché il libro possa allungarsi, già da stasera.