
La sentenza è stata emessa nel pomeriggio e pone fine in primo grado al più importante processo sulle ecomafie in Campania, quello sul caso Resit, la discarica Giuglianese utilizzata nei momenti critici dell’emergenza rifiuti da imprenditori del Nord e dal potere commissariale. Cinque anni e sei mesi di reclusione per Giulio Facchi, l’ex sub-commissario all’emergenza rifiuti in Campania tra il 2000 ed il 2004 durante la gestione Bassolino. Venti anni di reclusione invece all’avvocato ed imprenditore Cipriano Chianese, considerato da tutti il “re delle discariche”. Sedici anni infine per Gaetano Cerci, imprenditore del settore rifiuti e sospettato di legami mafiosi con i clan casalesi. L’accusa ha formalizzato le richieste di condanna soffermandosi su potenziali contatti con alcuni industriali del Nord che avrebbero sfruttato i legami mafiosi con diversi clan reggenti nella zona del Giuglianese allo scopo di smaltire a prezzi fuori mercato, ed ovviamente in maniera illegale, i rifiuti prodotti nelle loro aziende. Le accuse principali contestate dalla Procura e dal Pm Alessandro Milita sono quelle di disastro ambientale ed avvelenamento della falda acquifera. Nel primo pomeriggio di oggi sono state queste le condanne emesse dai giudici della quinta Corte d’assise presieduta dal presidente Adriana Pangia. Il processo, iniziato nel 2010 è arrivato a sentenza dopo circa 180 udienze ed ha viaggiato in parallelo con un altro filone che coinvolgeva il boss casalese Francesco Bidognetti, conclusosi in primo grado con rito abbreviato e con la sua condanna in appello.
di Claudio Menna © RIPRODUZIONE RISERVATA.