[dropcap]L[/dropcap]a “questione dei Marò”, nonostante le moltissime problematiche sociali ed economiche di questo periodo storico, è stata al centro del dibattito pubblico, portando addirittura alle dimissioni del Ministro degli Esteri e ad una delle più gravi crisi dell’attuale Governo. Le questioni diplomatiche sono complesse e quelle di diritto internazionale lo sono anche di più. Il Governo ha sicuramente commesso degli errori, ma si sono anche dati molti giudizi azzardati, si sono avanzate soluzioni improbabili e si è, come di consueto, alimentato in modo pessimo l’opinione pubblica. Evitando di affrontare il fin troppo tecnico argomento di quali migliori soluzioni, senza’ombra di dubbio, potevano portarsi avanti, pubblichiamo la lettera scritta da uno studente di Ingegneria dopo il tragicomico spettacolo del “non li rimandiamo, anzi li rimandiamo”, che mostra di certo un punto di vista diffuso nella popolazione italiana:
Capisco la necessità di mantenere i rapporti commerciali con l’India, in questa dilagante crisi economica. Capisco la scelta di voler mantenere, agli occhi della comunità internazionale, un profilo di massima correttezza e rispetto delle regole. Ma onestamente, per quanto mi possa sforzare, non riesco assolutamente a comprendere come sia stato possibile da parte delle Istituzioni Italiane non compiere tali valutazioni prima di rendere pubblica la volontà di trattenere i due Marò in Italia, evitando cosi l’umiliazione su scala globale di cedere alle richieste indiane al primo accenno di crisi. Mi si potrebbe accusare di ingenuità, asserendo che di fatto non capisco il normale funzionamento della macchina politica, la quale con la dichiarazione pubblica sulla volontà di trattenere i marinai in Italia non voleva fare altro che tastare il terreno sulle possibili reazioni della comunità internazionale e delle istituzioni indiane. Eppure, nonostante la verosimile ingenuità data dalla mia giovane età e dalla mia completa estraneità ai meccanismi della politica nazionale ed internazionale, ritengo inconcepibile la scelta, da parte del nostro governo, di aprire un contenzioso pubblico con uno stato straniero senza essersi fatto prima i conti in tasca e senza aver valutato anzitempo le possibili conseguenze di determinate decisioni nonchè la capacità di farvi fronte, alla stregua di un soldato che pensa di poter sostenere uno scontro a fuoco senza aver prima controllato e contato le proprie munizioni.Mi si accusi dunque pure di ingenuità, ma da giovane studente italiano l’unica sensazione, che mi hanno trasmesso le recenti decisioni delle istituzioni italiane, è quella di un gruppo di politici incauti, frettolosi e “accaparra-voti/consensi” che, senza averne la reale possibilità- o come sosterrebbe qualcun altro la reale determinazione e convinzione -, ha affermato pubblicamente la volontà di trattenere i marinai in Italia, senza aver effettuato evidentemente alcuna valutazione sulla sostenibilità delle proprie decisioni, per poi finire col cedere brutalmente alle richieste di uno stato straniero regalandoci un’ emozionante umiliazione a livello globale e di fatto riconfermando il nostro irrisorio peso sullo scenario internazionale
Paolo Martuscelli