
Una telefonata allunga la vita, recitava un famosissimo spot della SIP del 1994.
Da quando riceviamo almeno una telefona al giorno da parte di un call center non lo pensiamo più.
Ma come fanno questi operatori ad avere un dato sensibile come il nostro numero di cellulare personale?
La risposta è semplice: perché glielo diamo noi e li autorizziamo pure ad utilizzarlo per chiamarci.
Infatti, ogni qual volta sottoscriviamo un contratto a distanza o ci registriamo su un sito, forniamo i nostri dati (tra cui il numero di cellulare ed email di contatto). Poi, a proposito dei nostri dati, barrando la prima crocetta acconsentiamo (ma non si può fare diversamente se vogliamo quel tale servizio) al trattamento dei dati. In quel preciso momento abbiamo autorizzato quell’Azienza (e solo quella) a contattarci per offerte, promozione e novità.
Il problema sorge con la seconda crocetta, quella con cui liberamente (perché questa non è obbligatoria, a differenza della prima) autorizziamo l’Azienda fornitrice del servizio richiesto, a cedere a terzi il nostro numero, la nostra mail e i nostri dati personali ad Aziende che neanche minimamente conosciamo.
Dato il secondo consenso il guaio ormai è fatto e si può procedere solo a meri tentativi per rimediare.
La prima possibilità è offerta dal Registro Pubblico delle Opposizioni, al quale ci si può registrare proprio per evitare le chiamate indesiderate, che comunque potrebbero comunque arrivare, perché l’opposizione vale per i dati ceduti successivamente alla nostra registrazione e non per quelli già ceduti.(quindi vale ex nunc e non ex tunc).
E allora non resta che combattere i call center con le loro stesse armi e cioè con le App specifiche.
Una delle più diffuse è la gratuita TrueCaller, dotata di un database sempre in continuo aggiornamento, proprio perché sono gli stessi utenti a bloccare e quini segnalare nuovi call center.
Un’altra App specifica è Should I Answer, che, oltre ad essere gratuita, a differenza di Truecaller non necessita di registrazione prima dell’utilizzo. Anche in questo caso il database viene costantemente aggiornato dai stessi utenti.
Nonostante l’ambito altamente tecnologico di queste app, l’unico vero rimedio affidabile è quello della nonna: “prevenire è meglio che curare” , perché evitando di cedere i propri dati quando proprio non è obbligatorio si previene problema alla radice e magari si può ritorna a guardare le vecchie pubblicità senza rimpianti.