
Una società che produce e commercializza caffè all’ingrosso e al dettaglio ha un dubbio e quindi si rivolge all’Agenzia delle Entrate: il caffè che offre al suo dipendente, costituisce reddito per il dipendente stesso?
In pratica la questione è questa: questa Società ogni giorno offre una bevanda gratuita, preparata all’interno della caffetteria durante il turno di lavoro, da consumarsi esclusivamente durante la pausa ( e quindi all’interno dell’Azienda)
Ogni dipendente inoltre, una volta al mese, riceve in omaggio un sacchetto di caffè selezionato per far conoscere il prodotto ad amici e familiari. E la Società vorrebbe implementare questi omaggi regalando oggetti come tazze, grembiuli, barattoli e spillette con il logo aziendale, allo scopo di diffondere il brand.
Lo scopo di tali omaggi è quindi di merchandising, cioè di pubblicizzare il marchio della Società.
E qui sta la chiave di lettura della risposta dell’Agenzia delle Entrate che, con la risposta n. 89/2024, sancisce che il caffè e/o gli omaggi ricevuti, se hanno finalità di merchandising, contribuiscono alla formazione del reddito dei lavoratori, che hanno la possibilità di bere un caffè al giorno e di ricevere omaggi.
Tali omaggi, rappresentando un arricchimento del lavoratore (caffè a sbafo, sacchetti del caffè e prodotti di merchandising in omaggio) se superano il limite del valore di € 258, 23 – previsto dalla prima parte del terzo periodo del comma tre dell’articolo 51 del testo unico sulle imposte dei redditi (TUIR) – costituiscono reddito di lavoro dipendente.
Di per sé la questione sembra di poco conto, già immagino le scene al bar: “Posso offrirti un caffè?”. “Non lo so, a che stiamo? “Tranquillo stiamo sono i 200 euro”. “ Allora ok, doppio!”.
Ma le conseguenze sono ben più serie di quelle apparenti e sto pensando, per esempio, a tutti i “gadget” spontaneamente offerti ai medici, ai primari dalle Case farmaceutiche che ora dovrebbero essere dichiarati, per non parlare di altri tipi di omaggi – tutti rigorosamente legali – offerti a Funzionari pubblici o politici.
Li vedremo tutti nelle loro dichiarazioni dei redditi?