
Ventiduesima puntata di rubrica pallonara a servizio della ventiduesima giornata di serie A e della venticinquesima di B. Rubrica invero a servizio di Napoli e Avellino, che in A e B ci guazzano e lo fanno pure con ottimo stile. Nell’ultima sguazzata il Napoli ne ha fatti tre ai bianconeri di stemma di Udine, l’Avellino uno ma buono ai neri di cuore di Latina. Azzurri partenopei (e parte no…) terzi in classifica ancora dietro di quattro alla Roma seconda ma avanti di sette alla Fiorentina quarta; verdi irpini ancora quarti in classifica dietro di uno al Livorno terzo e dietro di cinque al Bologna secondo. Ricordiamo che se in serie A il secondo posto porta dritti dritti in “cembions lig”, in serie B il secondo posto porta dritti dritti in serie A…D’accordo, il Napoli e il secondo posto finale hanno più solido legame con la realtà possibile rispetto al rapporto fra Avellino e secondo posto finale del suo campionato, ma perché non guardare le cose in parallelo fintantoché dura la lotta?
La prima a vincere è stata l’Avellino, sabato pomeriggio, al termine di una partita dura e bella, piena di fatti, sempre in bilico, che i lupi hanno giocato con la tattica come da trasferta e con l’impeto come da partita in casa. Uno a zero è finita la battaglia, gol di Gigione Castaldo al minuto 75, di capocciata angolata su corner calciato da Zito. Ancora Gigione, arrivato a tredici gol stagionali e a cento presenze complessive alle dipendenze dell’Avellino. Il fatto bello è che una decina di minuti prima del gol di Gigione, il Latina ha avuto un rigore a favore con annessa esagerata espulsione dello stopper nostro Chiosa. Il teoricamente più dotato del Latina, Rubén Olivera detto “el pollo”, che peraltro un mese fa si diceva già preso dall’Avellino (ma poi preso dal Latina), si è assunto l’incarico e ha calciato come giocatore di rugby avrebbe calciato un tiro da due punti a seguito di meta. Dunque traiettoria del pallone buona per una “trasformazione” ma non per un rigore: palla alta sulla trasversale del portiere nero e fedeli del lupo con rinnovato fiato in gola. Proprio con la spinta del pubblico, non numeroso ma sempre motivato, e con quella che spesso viene nei garretti dei pedatori quando capiscono possibile un’impresa, i verdi di casa hanno trovato il modo di attaccare gli avversari seppur questi con l’uomo in più. Inoltre, dopo il gol dei lupi l’arbitro, sentendosi forse in dovere di riparare alla cacciata irrazionale di quello dell’Avellino, irrazionalmente ha cacciato via uno del Latina. Ultimi minuti di mischie e controversie, soprattutto per un gol degli ospiti che l’arbitro non aggiudicava a causa di fallo di confusione nell’area di rigore dei difendenti. La confusione effettivamente c’era, il fallo no. Quelli del Latina tenevano molto da ridire con l’arbitro, ma l’arbitro teneva famiglia.
Il secondo a vincere è stato il Napoli, domenica pomeriggio, facendo la quarta vittoria di fila in campionato e pertanto facendo il filotto utile per staccare quelle squadre buone ma non al livello suo. Rafelone, nel rispetto dell’alternanza dei pedatori, ha fatto giocare dall’inizio Ghoulam, Inler, Hamsìk e Mertens in luogo dei “più titolari” di quei ruoli, cioè Strinic, David Lopez, De Guzman e Callejon. Dopo venti minuti la faccenda sembrava già finita, stante i gol Mertens e Gabbiadini frutto di veloci manovre verticali. Fino al minuto 25 sembrava partita solo da amministrare e magari da allargare nel punteggio, fino a quando l’Udinese trovava il modo di reagire con azioni neanche irresistibili ma che tali sembravano giunte nei pressi della porta napoletana. Prima un tiretto del brasiliano Allan Marques che il connazionale guardiaporta sagrestano a stento toccava con le dita senza incidere sulla traiettoria del pallone, che tuttavia carambolava sulla traversa. Poi un lancio in profondità per l’attaccante occitano Thèrèau che Britos inseguiva con difficoltà e a cui il sagrestano andava incontro a braccia aperte, come a dargli il benvenuto. Quello, l’occitano, ringraziava per l’accoglienza e segnava il gol dell’uno a due. Nell’occasione, al momento del lancio per l’occitano il sagrestano non si trovava sulla linea di porta, da cui per niente al mondo si sarebbe mosso, bensì nella terra di mezzo fra porta e limite d’area di rigore, stagnante il gioco a centrocampo e senza apparenti pericoli per se e per la sua sagrestia. Quando invece ha capito con ritardo che il pericolo stava avanzando, il sagrestano non ha ritenuto come prudenza cristiana voleva di tornare in sagrestia ma, forse per improvvisa indolenza, ha preferito fare minor tragitto e andare verso Thèrèau ormai a pochi passi da lui. Quindi non errore in uscita, visto che tecnicamente uscita non c’è stata, bensì errore in mancata ritirata…Adesso, non vogliamo accanirci contro Rafael giovane guardiaporta, epperò gli errori e i mezzi errori stanno cominciando ad essere troppi per far farli passare con comprensione. Eppoi a noi piace scherzare e sfottere un po’ i personaggi della pedata, e Rafael, come tutti i portieri, si presta bene al nostro divertimento. Tornando alla partita, e considerato che già siamo a mercoledì, inutile dilungarsi. Il Napoli ha sofferto il ritorno dell’Udinese fino al quarto d’ora della ripresa, allorquando proprio l’occitano scaltro ha deciso di ricambiare il favore deviando dentro la porta del suo portiere greco un tiro di punizione di Mertens. Tre a uno e così è finita. Dopo la partita, negli spogliatoi orecchie rizzate hanno udito l’allenatore (friulano/romano/interista) Stramaccioni stramaledire i suoi sottoposti per la prestazione a suo sbraitare poco ortodossa. Cose che capitano negli spogliatoi, cose che giustamente si possono solo usciolare di soppiatto, cose che prima o poi le “pagatvsennòt’attacchi” faranno sentire e vedere in presa diretta. Il grande fratello del pallone, ecco quello che ci aspetta.
Per finire una buona notizia e una cattiva. La buona è che la Procura di Cremona ha terminato le indagini sulla vicenda “calcioscommesse” dopo quattro anni di lavoro. Circa duecentocinquanta i calciatori coinvolti, di cui un centinaio accusati di frode sportiva e una cinquantina di associazione per delinquere. Com’è noto, fra i rinviati a giudizio ci sarà anche il ct della nazionale Conte Antonio, al tempo allenatore di un Bari che, a quanto pare, a un certo punto di un campionato già vinto era diventato una squadra generosamente allegra con alcuni avversari (come dimenticare quel Salernitana-Bari 3-2 gestita dagli ultras?) e molto attenta alle “quote” delle proprie partite. La giustizia sportiva ha già graziato Conte, e non solo. Speriamo che quella ordinaria vorrà essere più seria. In tutto questo, la cattiva notizia è che le scommesse già da ottobre scorso riguardano anche le partite di serie D (la mitica quarta serie) e, si vocifera, fra non molto potranno riguardare pure l’Eccellenza, categoria in cui i pedatori (che qui non sono per niente fenomeni) dovrebbero essere dilettanti allo stato puro. Embè, visto che in queste categorie disgraziate molto spesso stipendi e i rimborsi spesa vengono promessi ma non vengono pagati a calciatori e allenatori, si doveva pur trovare un modo per farli star buoni. Saranno regolarmente pagati, sotto forma di vincite alle scommesse. C’era una volta il pallone dei campi polverosi…