
Ventiseiesima puntata di rubrica instabile, col pallone di serie A e B che rotola senza più lasciare molti margini di recupero dei punti non fatti alle squadre partecipanti alla fiera. Napoli e Avellino, le nostre espositrici regionali, giocano rispettivamente per le giornate numero ventinove e trentaquattro dei campionati d’ordinanza. Una sconfitta e una vittoria rimediano le due compagini, e i due risultati ovviamente aprono orizzonti diversi sulle loro strade, complicando non poco quella del Napoli e allargando un po’ quella dell’Avellino. Il Napoli perde per uno a zero a Roma contro la Roma una partita che non merita di perdere; l’Avellino vince per uno a zero in casa contro il Modena una partita che merita di vincere. Il doppio uno a zero relega gli azzurri al sesto posto della generale e spinge i verdi al quarto. Adesso il principale obiettivo del Napoli, il secondo/terzo posto finale, si fa piuttosto astratto, mentre quello in divenire dell’Avellino si fa più immanente.
I lupi d’Irpinia, nella serata del giovedì santo, hanno conquistato i tre importantissimi punti in palio giocando una partita maschia, coraggiosa e consapevole. Il gol della vittoria l’ha segnato nel primo tempo Antonio Zito, il “grande” acquisto estivo che solo da un mesetto sta facendo quello per cui è stato ingaggiato: l’uomo della differenza. E il gol della vittoria contro i canarini modenesi è stato un gran bel gesto tecnico, favorito da una solitaria di Gigione a disorientare la difesa avversaria e a crossare il pallone per lo stop di petto e tiro mancino di controbalzo di Antonio. Il comandante Rastelli, forse consigliato dalle tre sconfitte consecutive, ha tenuto in riserva quelli del genio zappatori e ha fatto giocare insieme dall’inizio i tre del genio guastatori, centrocampisti dai piedi più fecondi e, fino a quando li ha tenuti nel cimento tutti e tre, la truppa ha comandato le operazioni disegnandole su buone trame e buon palleggio. Negli ultimi venti minuti, quando la truppa ha cominciato ad avvertire la fatica della tattica propositiva nonché ad accusare l’avanzata del Modena, Rastelli, che già aveva tolto una mezzala (Schiavon) per un mediano (D’Angelo), ha resistito alla tentazione del catenaccio e, pur arretrando lo schieramento, è riuscito a non farlo schiacciare sul guardiaporta Frattali; Frattali Pierluigi che già dalla partita scorsa sta giocando titolare al posto di Gomis, imputato di alcune gravi distrazioni nelle partite recenti. Il portiere nero, che comunque è ottimo interprete del ruolo, difficilmente ne riconquisterà la titolarità, stante le poche partite che restano alla fine (otto, senza contare i playoff) e l’ottimo rendimento del suo non più dodicesimo. Nella partita di giovedì scorso, un solo tiro saettante il Modena ha scagliato verso il Frattali, che l’ha stornato alla grande…Venerdì sera i lupi saranno impegnati a Vicenza contro i locali della fu mitica Lanerossi oggi semplicemente Vicenza, la squadra più sorprendente del torneo cadetto, messa insieme per giocare la serie C e ritrovatasi in serie B grazie a ripescaggio. Dopo l’apertura di assestamento, nel torneo di clausura la squadra guidata da mister Pasquale Marino sta accumulando tanti punti da issarsi attualmente al terzo posto della generale, uno sopra l’Avellino. Una delle squadre che gioca meglio il Vicenza, dicono quelli che le partite le guardano tutte. Ebbene, se, come dicono molti allenatori della serie B, l’Avellino è squadra abile soprattutto a far giocare male gli avversari, la sfida si preannuncia equilibrata e contraria.
Passando alle cose partenopee il Napoli, nella tarda mattinata di sabato santo (ma insomma! La vogliono piantare con le partite a st’orario del piffero…), ha perduto contro la Roma una partita comandata e perfino dominata nel gioco e nelle occasioni. Il gioco del pallone però è bello anche per questo, per la possibile ingiustizia del risultato, e Roma-Napoli ultima scorsa è stata scolastica dimostrazione della crudele bellezza. Un tiro in porta un gol per i giallorossi, tanti tiri nessun gol per gli azzurri. Il problema, per il Napoli, è che perdendo la sfida dell’Olimpico il terzo/secondo posto buono per qualificarsi alla prossima “cembions” si allontana a otto/nove punti, forse troppi per sperare in un recupero. Tanto vale puntare sulle coppe, quella europea e quella nazionale, le cui non impossibili vittorie darebbero lustro al blasone e inoltre, nel caso della coppa UEFA (o come cavolo la chiamano adesso), l’accesso alla danarosa cembions.
Nella partita di Roma il gol vincente per i capitolini l’ha fatto il bosniaco Pjanic al minuto 25, con un tiro ravvicinato alla porta napoletana a conclusione di azione in fascia. Dopo il gol, nei settanta minuti di gioco fino al triplice fischio, c’è stato attacco a tamburo battente del Napoli e difesa sempre più a oltranza della Roma. Se il Napoli non ha segnato, il merito (o la colpa, a seconda dei punti di vista) è stato anche di De Sanctis, quel Morgan il pirata ex guardiaporta azzurro che contro gli azzurri ha fatto forse la migliore performanza nel suo lavoro da romanista. Arrembante il Napoli, crepitante la Roma, eppure l’uno a zero estemporaneo è diventato definitivo. Come buona notizia, oltre all’incoraggiante stato di forma fisica complessivo del gruppo pedatorio azzurro, c’è il ritorno all’agonismo di Lorenzino Insigne, mandato nella mischia da Rafelone per l’assalto finale.
A ulteriore e francamente insopportabile ribadimento della guerra fra ultras di Roma e Napoli, sabato scorso nella curva sud dell’Olimpico, oltre ai cori triti e ritriti sul Vesuvio eruttante, sono comparsi striscioni infami e infamanti. L’infamia del gesto e delle parole dei balordi farneticanti che hanno esposto le loro farneticazioni non può trovare spiegazioni nemmeno nella bacata, cosiddetta “mentalità ultras” più estrema. L’offesa che quei balordi hanno fatto al dolore di una mamma in lutto e al decoro di un’intera comunità sportiva (quella del pallone) non merita tolleranza, se non una seria riflessione sul punto dove è arrivata l’idiozia (personale, sociale, sottoculturale) di certi curvaioli degli stadi. Quei balordi si rendono perfettamente conto che con quelle parole di pezza attaccate con lo sputo dell’odio sordido e dell’ignoranza hanno offeso non solo la signora Antonella Leardi e la città di Napoli, ma nondimeno la stessa Roma capitale contribuendo a immiserirne la già sofferente reputazione. Il sindaco di Roma Ignazio Marino immediatamente ha preso le distanze dai balordi chiedendo scusa ad Antonella e a Napoli. Altrettanto non ha fatto l’associazione sportiva Roma, evidentemente ostaggio dei suoi (fascistissimi) ultras come già dimostrato nella partita di coppa UEFA contro la Fiorentina quando, persa in casa partita e qualificazione, i calciatori della Roma si sono a lungo prestati alla pubblica umiliazione sotto la curva e a quella sottomessi. Che poi il primo dirigente del club, lo yankee James Pallotta, solo trenta ore dopo i fatti di sabato scorso abbia diramato un comunicato azzimato e attento a misurare le parole, a parer nostro rientra nella strategia di non andare contro i balordi. Il suo messaggio infatti non sembra rivolto alla signora Leardi quanto, piuttosto, ai balordi. Sublimandolo agevolmente, quel messaggio dice: “Visto miei cari ultras? Non ho detto una parola fino a quando non sono stato costretto a farlo dalle pressioni di tutti. E anche nelle parole che sto dicendo non vi attacco mai direttamente e neanche vi nomino. E’ chiaro allora che le mie parole sono solo di circostanza, non pensate che adesso mi metto contro di voi…”. La vergogna in faccia pur di mantenere il quieto vivere in casa.
La signora Antonella, nella sua materna dolcezza, come prima reazione ha affidato quei balordi nelle mani di dio. Noi, che così dolci non siamo, li vedremmo meglio affidati nelle mani della giustizia. Terrena.