
Tredicesima e un po’ ritardataria puntata della nostra rubrica pallonara sulle migliori rappresentanti regionali.
Avellino e Napoli impegnate entrambe in Liguria, entrambe a Genova, i verdi in provincia e gli azzurri in città. Con due pareggi se ne tornano a casa, e in fin dei conti sono due punti da non disprezzare.
Il Napoli ad inizio settimana ha preso per i capelli la Sampdoria in una partita apparentemente andata per via di un gol del brasiliano Eder al culmine dello sforzo doriano. Si era al minuto ’68 e la partita fino a quell’accadimento era stata viva ed equilibrata. Nel primo tempo la migliore cosa l’aveva costruita il Napoli, in verità una delle poche sue cose nel primo tempo, con il dialogo in contropiede fra Maggio e Higuain interrotto dall’uscita del guardiaporta locale Romero. Le squadre erano ben messe in campo, con moduli di gioco non molto diversi, con i lati sinistri di entrambe subito individuati come punti deboli dai pedatori in cimento e dalla critica. Ovviamente se ne saranno accorti anche i due allenatori Mihajlovic e Benitez, che però hanno accettato il gioco sperando nella convenienza della candela. Il Napoli aveva a sinistra la coppia Britos-Ghoulam, il primo terzino e il secondo ala. Britos in particolare, soprattutto all’inizio, mostrava disagi e scarsa brillantezza atletica, e l’ammonizione presa dopo sette minuti ne frenava ancora di più la voglia di fare. Ghoulam invece correva facilmente sulla fascia e spesso andava in soccorso del compagno di zona, in più si proponeva in avanti e per poco non segnava. In sintesi, fino al gol dei padroni in casa, meglio gli stessi. Dopo il gol dei padroni di casa, un po’ meglio il Napoli, che ha cominciato a prendere possesso dell’attrezzo di gioco e a occupare le zone di campo vicine alla porta avversaria. Diverse le situazioni potenzialmente buone per pareggiare, ma Higuain non era in gran giornata e non riusciva a segnare il suo sesto gol consecutivo in campionato, come solo Maradona ha fatto nella storia del Napoli. Hamsik stazionava al centro del rettangolo d’erba, quindi nelle zone a lui più congeniali, eppure piombava nel limbo della manovra e risultava fra i meno utili. Fino ad essere sostituito a una decina dalla fine da Zapata, che invece risulterà il più utile alla causa. A cinque dalla fine veniva espulso Koulibaly, costretto a prendersi una seconda ammonizione per fermare un’azione ficcante di Eder dopo aver duellato per tutta la partita con il potente attaccante Okaka, forse il migliore centravanti italiano al momento. Con la cacciata del pur meritevole difensore franco/senegalese, la contesa sembrava proprio sul punto di finire; però gli azzurri, finalmente in divisa accettabile, avevano ormai preso il comando sui blucerchiati e non si facevano spaventare dall’inferiorità numerica, continuando ad attaccare la Doria intenta nella sua opera di fortificazione e di rilancio all’azione delle sue truppe. In uno di questi rilanci all’attacco il pistoiese d’adozione Duncan falliva il colpo del due a zero, e così poteva succedere che al terzo di recupero il colosso Zapata Duvan buttava di fisico dentro la porta avversaria il pallone del cross ben fatto da Ghoulam. In tribuna il presidente doriano/romanista Ferrero, di mestiere produttore di cinema e di soprannome “er viperetta”, si toglieva la sciarpa dalla fronte prendendo volto ed espressioni del signor Carunchio di “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”…
L’Avellino, colla doglianza ancora viva del doppio turno casalingo non valorizzato, nel fine settimana scorso ha giocato a Chiavari contro i locali della Virtus Entella. Zero a zero è finita la partita, per la moderata soddisfazione di entrambe le parti. Mastro Massimo Rastelli, che in settimana aveva dovuto far la conta dei suoi uomini diversi dei quali acciaccatisi nelle cosce, ha presentato formazione inedita, facendo giocare a centrocampo Attila Filkor, giovanotto ungherese preso dal Milan e imprestato all’Avellino. Ma in avanti la zazzera più elegante del campionato si è spinta oltre togliendo i due titolari Gigione e Gianmario e facendo giocare dal primo Arrighini e Demiro Pozzebon, quest’ultimo il nome più bello e d’antan del campionato. Ne mancavano diversi a mastro Rastelli, ma quello che manca di più e già da un po’ è la mezzala di corsa e palleggio Eros Schiavon, secondo nome più bello del campionato. A questo punto avrete capito che abbiamo un debole per i nomi di famiglia veneti, di cui una volta nel calcio il Vicenza era il serbatoio naturale e ricchissimo. Oggi, a leggere la rosa del Vicenza non si trova un maledetto che finisca in “in” o “on”. Comprendete il nostro sfogo di pallonari ostaggi del passato, ma in questi giorni ha tirato le cuoia pure Lucidio Sentimenti, altro nome da Dopoguerra, il leggendario Sentimenti IV, portiere piccolo di taglia ma dotato di astuzia luciferina, come lo descriveva GioanBrerafuCarlo…Già da molti anni nel calcio italiano non pedatava più nessun Sentimenti, ma adesso perdiamo anche l’ultimo testimone dell’epica del pallone cantata da Brera.
La Virtus Entella, che prende il secondo nome dal fiume troppo spesso straripante e i colori dalla divisa nazionale argentina, non è squadra fra le migliori della categoria, pur avendone un paio non male come lo stopper Cesar, il mediano Botta e la punta Sansovini. L’allenatore si chiama Luca Prina, un biellese ex pedatore dilettante e fino a tre anni fa pure impiegato di banca.
La cosa si è svolta nel vecchio ma rinnovato stadio Comunale nato stadio del Littorio di Chiavari, su tappeto artificiale, senza pioggia e già questa era buona notizia. La partita è stata subito brutta, povera di fatti rilevanti, intrappolata fra lanci troppo lunghi e troppo imprecisi per creare lavoro ai due portieri. Nel quarto d’ora d’acchito l’Avellino teneva di più la palla e l’Attila motivato due volte sortiva verso la porta la porta avversaria, la prima di capo e la seconda di piede, ma non prendendola né la prima né la seconda, per quanto nella seconda prendesse la bandiera di un suo tifoso in curva. Poi il comando, per modo di dire, passava ai padroni di casa, che cominciavano a capire le difficoltà di manovra dei verdi e a tenerli sotto leggera ma costante pressione; l’insistenza produceva poco, quasi nulla, giusto un paio di telefonate a Gomis e tiracci sballati da posizioni teoricamente favorevoli. Il tempo si chiudeva zero a zero e il dolce sonno pomeridiano aveva giustamente ragione su tutto il resto.
All’inizio del secondo tempo a ridestare i cuori e le menti provvedevano i fedeli al seguito del lupo, che mostravano uno striscione d’incoraggiamento ai liguri colpiti dall’alluvione, e si prendevano gli applausi convinti dei fedeli dei diavoli neri, perché nera e stringente era la loro casacca fino agli anni del boom. Gli applausi della gente di Chiavari a quella d’Irpinia dovevano essere scambiati per incoraggiamento dai ragazzi di Prina, che sembravano liberarsi dallo svagamento e iniziavano a dare addosso ai nostri centrocampisti. Per questa tattica il maturo Sansovini si trovava di fronte a Gomis e tentava di vincerlo con botta di collo destro, ma il portiere nero librava le braccia in aria e metteva il tentativo in corner. Poi si faceva male Bittante ed entrava in luogo suo l’ancor più giovane Petricciuolo. L’Entella ci provava dalla distanza con tale Eric Larini, poco presente nel suo ruolo di attaccante ma più o meno capace di tirare le punizioni con stile brasiliano moderno, una specie di piattone che fa alzare la palla e poi abbassarla con velocità. Tre volte ha ripetuto la tecnica Larini, e in una il pallone ha sfiorato il palo destro del portiere nero. Mastro Massimo si accorgeva del pericolo crescente e metteva dentro Angeli e Gigione al posto di Attila e Arrighini. Gigione subito cambiava l’andazzo della partita e in due episodi ravvicinati obbligava il portiere di casa Paroni, dodicesimo del più noto Pelizzoli assente per infortunio, a usare l’abilità del mestiere. Proprio quando i lupi potevano affondare il colpo si faceva male anche il terzino di mancina dopo quello di destra: Visconti si lussava una spalla e lasciava in dieci i suoi compagni. A quel punto i verdi passavano gli ultimi sedici minuti (dieci di prammatica e sei di recupero) in barricata, respingendo senza affanni gli slanci obbligati dei diavoli neri.
Stasera Avellino in trasferta a Bergamo per il terzo turno della coppa Italia contro la vecchia storia Atalanta, e vuoi vedere che mastro Massimo, viste le scelte di Chiavari, vuole andare a giocarsela?…Il prefetto di Bergamo ha vietato, e pure tardivamente, di assistere alla partita a tutti eccetto che agli abbonati dell’Atalanta. Il motivo? Gli scontri fra ultras atalantini e forze dell’ordine nel giorno di Atalanta-Roma. Cosa c’entrino i tifosi dell’Avellino non è dato sapersi.