
Tanta amarezza e tanta nostalgia, questo è quello che ci resta della mattinata passata nella libreria Guida a Port’Alba, che oggi, sabato 8 novembre chiude definitivamente i battenti. L’iniziativa è stata lanciata come ultima possibilità di recuperare qualche fondo dai libri rimasti invenduti fino ad ora, dopo le precedenti aperture organizzate con lo stesso fine. Pur tuttavia, nei locali tanto noti a tutti gli studenti e i lettori napoletani, si vedono ancora tanti testi in ordine sparso tra gli scaffali, tra i quali si aggirano gli ultimi avventori, con la speranza di portare a casa qualche ultimo pezzo del proprio passato.
“E’ la cultura svenduta al 70%”, questa l’opinione comune di tutti i partecipanti all’iniziativa della libreria Guida, ma loro, nella cultura napoletana ci credono ancora e non intendono lasciare che gliela portino via. A questo proposito, abbiamo anche intervistato Giuseppe Guida, il quale, dopo averci narrato le vicende dell’Editrice e della storica sede di Port’Alba, ci ha rassicurato circa le sorti di questa sede. Proprietà dei beni culturali, non potrà essere destinata ad altro che ad ospitare un’area culturale. E’ poco, certo, ma ci rasserena comunque il fatto di non vedere un pezzo fondamentale della nostra storia trasformarsi in un grande magazzino, o peggio in uno store di cianfrusaglie e cineserie.
Quello che più ci ha addolorato, è stato sapere dalle parole del suo proprietario, che Guida ha dovuto dichiarare il fallimento anche e soprattutto in seguito ai mancati fidi bancari; ma soprattutto che protagonista della vicenda è stato il Banco di Napoli. Quest’ultimo, infatti, si considera vettore per lo sviluppo delle aziende del Meridione, dunque un doppio fallimento per la nostra zona, i cui imprenditori locali sembrano poter contare sempre meno sulle Istituzioni e sui fondi locali. Più lacunoso su questo punto, per questioni professionali, è stato il curatore del fallimento di Guida, che dopo aver curato anche il caso similare delle librerie Loffredo a Napoli, attribuisce il fallimento alla gestione delle suddette. Per lui, sopravvivranno sul mercato solo le librerie che accetteranno le trasformazioni sul mercato, dunque l’ingresso sempre più massiccio di consumatori digitali, che utilizzano sempre meno supporti cartacei per affidarsi a quelli offerti dagli e- book.
Sarebbe quindi destinata a scomparire la libreria nella sua forma tradizionale, lasciando spazio ad altre forme di store, tipo LaFeltrinelli, che offrono altri prodotti come videogame, home video e quant’altro inerisce la tecnologia digitale. Non è di quest’avviso il proprietario di un’altra storica libreria napoletana, Tullio Pironti, il quale, intervistato stamattina, si è dichiarato fedele al libro cartaceo, che egli afferma essere più vicino al lettore, perchè esso va amato e ciò e possibile solo sfogliandone le pagine. Inoltre, l’editore attribuisce la crisi dell’editoria non ad un intensificarsi dell’e- book, o almeno non solo, poiché ritiene che in Italia siamo comunque arrivati tardi a questo processo di digitalizzazione e, oltretutto, ciò che affligge il nostro Paese è proprio un calo della cultura intesa come lettura.L’unica cosa che ci lascia ben sperare è che la presenza in libreria è stata forte e, ancor di più, la percentuale di giovani elevata, che si spera continui fino alle 24 di questa notte. Ci auguriamo che l’iniziativa, quantunque promossa per fini amari, possa almeno rivelarsi catalizzatrice di cultura per il vasto pubblico, diffondendo un amore per la conoscenza che, fino a quando resisterà, sarà l’unica nostra chiave di salvezza.