Sembra il remake del film Totò Truffa 62, con l’Ambasciatore del Katonga che comunicava favolose eredità in cambio di economiche commissioni, eppure dopo 60 anni è successo qualcosa di simile, anzi di peggio.
Almeno 700 persone sarebbero state truffate per aver preso “la cittadinanza” di uno Stato sovrano (farlocco) in Antartide , allo scopo di pagare meno tasse e perfino di essere esonerati dagli obblighi vaccinali.
Un’associazione a delinquere composta da una trentina di persone, infatti, aveva fondato lo “Stato Teocratico Antartico di San Giorgio”, che, millantando un’autonoma sovranità, in forza del Trattato Antartico del 1959, prometteva benefici e privilegi
Non a caso, con una buona dosa di humor, la Digos di Catanzaro ha chiuso l’operazione, denominata “L’isola che non c’è” , accertando che i truffatori avevano fabbricato documenti falsi validi per l’espatrio e per conferire maggior credibilità alla truffa avevano dotato il nuovo stato di tutte le Istituzioni democratiche (capo di Stato, Governo e relativi ministri, Corte di Giustizia, Tribunale Supremo, Delegazioni territoriali), di una capitale (inesistente) la “Stazione Città di Sant’Anna”, localizzata sempre in Antartide, di un proprio emblema, come da foto in copertina presa dal profilo Fb dello Stato e perfino di una propria Gazzetta Ufficiale e di siti internet.
Con questi artifizi più di 700 persone residenti in tutta Italia sono state indotte ad acquisire la cittadinanza dell’inesistente Stato Antartico e, dietro pagamento di una somma di denaro variabile tra i 200 e i 1.000 euro, speravano di godere dei vantaggi promessi: possibilità di ricevere titoli nobiliari, finanziamenti per i propri progetti, utilizzare i documenti del nuovo Stato per circolare liberamente in Italia e all’estero, godere di una tassazione agevolata al 5%, con relativaesenzione dalle imposte italiane, proteggere il proprio patrimonio dalle azione esecutive italiane e perfino sottrarsi agli obblighi vaccinali nostrani.
Questa truffa, dall’enorme potenziale, aveva già fruttato più di 400.000 euro successivamente riciclati su conti esteri maltesi, ove avrebbe sede una rappresentanza dello Stato, ma visto l’elevato numero di polli, i proventi sarebbero sicuramente potuti diventare più alti in poco tempo.
Ovviamente per dare vita ad una truffa del genere era necessario l’apporto di varie figure “professionali”, una di queste era un ex generale (vero) della Guardia di Finanza, oggi in pensione, già insignito del titolo di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Ora gli indagati devono solo sperare che al Giudice piacciano i film di Totò e la prenda a ridere…