[dropcap]S[/dropcap]embra non avere fine la vicenda della legge 40 che riguarda, tra le altre cose, il divieto alla procreazione assistita. Il tribunale di Milano ha infatti, per la seconda volta, sollevato questione di costituzionalità. La Corte lombarda aveva già in passato sollevato la questione, lo stesso i tribunali di Catania e Firenze, ma in quell’occasione la Corte Costituzionale aveva deciso di rimandare gli atti ai giudici per accertare, alla luce della nuova esegesi fornita dalla Corte di Strasburgo, se ed entro quali termini permanesse il denunciato contrasto. La Corte europea dei diritti dell’uomo, infatti, nel 2011 si è pronunciata sulla legislazione austriaca, riguardante la fecondazione eterologa, inizialmente in maniera negativa, perché contraria alla Convenzione Europea dei Diritti dell’ Uomo, per poi ritornare sui propri passi con la questione trattata in “Grande Camera”, una volta ricevuto il ricorso del governo austriaco. Oggi la questione, a livello nazionale, si ripropone, dopo alcune pronunce della Consulta che dichiararono l’illegittimità della legge 40 in specifiche parti, e dopo un referendum proposto dai radicali finito senza il raggiungimento del quorum. Il Tribunale ha deciso di sollevare nuovamente incidente di costituzionalità sottolineando che il divieto alla procreazione assistita:
”condiziona” la ”possibilità delle coppie eterosessuali sterili o infertili” di ”poter concorrere liberamente alla realizzazione della propria vita familiare”.
Il caso che si è presentato davanti alla corte di Milano è quello di una coppia,”affetta da azoospermia completa”, che chiedeva di accedere alla procreazione assistita, vietata dalla legge 40 del 2004. La costituzionalista Marilisa D’Amico che assiste la coppia ha motivato la richiesta in questo modo:
”che venga resa giustizia e di poter provare ad avere un figlio in Italia, non potendosi permettere economicamente di recarsi all’estero”.