Nel corso degli ultimi mesi, Pompei ha stretto, numerosi rapporti, di collaborazione, con la città di Milano, al fine di promuoverne, molteplici aspetti socio-culturali. Infatti, durante la celebre esposizione universale, meglio conosciuta, come Expo, è stata allestita una mostra, “Pompeii and Europe 1748-1943”, alquanto peculiare, dove erano contenuti, diversi reperti archeologici, risalenti all’epoca romana.
La mostra, sin da subito, ha suscitato grandissimo clamore, grazie all’incommensurabile successo, che ne è scaturito. L’accecante bellezza, degli oggetti presenti, ha folgorato davvero tutti, lasciando a bocca aperta, coloro che si accingevano ad osservarli. Tra questi reperti, ce n’era uno molto speciale: la “pagnotta”, nota come “panis siligineus flores”. Il panis siligineus flores, indica una tipologia specifica di pane, risalente a 2000 anni fa, alla notte tra il 24 ed il 25 agosto del 79 d.C. e deve il proprio nome alla “siliga”, una farina bianca, molto raffinata, di grano tenero, prediletta dei nobili. Si trattava di un pane rotondo, diviso, in 8 spicchi, della stessa lunghezza, in modo tale che fosse possibile, spezzarlo facilmente, con le mani, ancora caldo di forno. Pompei era all’epoca, una realtà molto evoluta, dove si contavano circa 34 tipologie, differenti di pane. Una ricchezza valoriale inestimabile, che la storia, attraverso un evento tragico, ha deciso di consegnare a Napoli.
Tuttavia, qui risiede il “tasto dolente”. Infatti, questi beni, tra cui il panis siligineus flores, non sono visitabili, quotidianamente, nel Museo Archeologico di Pompei, a causa di alcuni motivi burocratici, legati, ad esempio, alla carenza del personale. E’ un vero peccato che i napoletani, così come i turisti, provenienti da qualsiasi angolo del pianeta, non possano godere di cotanta bellezza. Ciò rappresenta, inevitabilmente, il tassello mancante, se si vuole ragionare in grande, compiendo finalmente il salto di qualità definitivo, per il Museo Archeologico che potrebbe risultare, una meta, ancor più attraente per il pubblico, così come ha dimostrato l’Expo. La storia ci ha consegnato tanto… è giunto il momento di condividerla totalmente e senza restrizioni incomprensibili.