
[dropcap]C[/dropcap]’è un piccolo margine, una zona grigia, per delle piccole e falsamente palliative riflessioni, sull’atroce vicenda di Lampedusa che vengono fuori con il giusto timore di essere fuori luogo, proprio perché tutto è colpevolmente fuori posto in casi del genere. Delle considerazioni che devono essere caute e morigerate ma che devono esser fatte proprio per il rispetto profondo che si prova verso quella gente, verso le loro speranze devastate ed il loro passato doloroso. Quella legge, la maledetta legge, ci ricorda il peccato originale di quello che dovrebbe essere il principale partito di sinistra in questo paese e che tale non è; la parabola politica di Gianfranco Fini, del quale la abietta ed ignobile norma porta il nome, parte da destra (abbastanza estrema, che nessuno ce ne voglia) per poi finire ad un centro che più un partito sembra (anzi sembrava) un guazzabuglio democristiano che però, purtroppo per Monti e co., non ha avuto della DC la stessa tendenza maggioritaria. Quel Fini che di legge da stato fascista ne ha firmata un’altra: la Fini-Giovanardi (altro eroe del PD in questi giorni), è stata, per diversi mesi, oggetto del desiderio di questo pseudo partito che dovrebbe avere delle ispirazioni di centro sinistra, molto più centro che sinistra. E si perché, anche se si tende a dimenticare, tra le alleanze prospettate dal PD, nel corso degli anni, ci sono anche la lega (si, quella dei “bingo bongo”) e Fini; diventato nel tempo l’alleato più bramato, soprattutto se fosse riuscito a far cadere Berlusconi (cosa che non è avvenuta) al posto loro che a conti fatti non hanno voluto più che potuto. Abbiamo pensato, nel tempo, che fosse il timore di apparire troppo di sinistra “perché si sa, l’Italia è un paese di conservatori”, abbiamo spesso sentito; poi ci siamo accorti che più di una paura era, ed è, una vera e propria volontà quella di voler tendere al centro, ai partiti cattolici e moderatissimi, essendo più i punti in comune che le discrasie.
Eppure questa legge non la si può, e deve, solo imputare a due uomini o due partiti ma non la si può ugualmente imputare solo ad un partito che tenta, nemmeno più velatamente, semplicemente di restare lì, come se fosse un privilegio acquisito grazie al semplice autoproclama di essere la rappresentanza della sinistra italiana. È colpa loro ed è colpa nostra. Come ha scritto Tommaso Labate “chissà quanti degli indignati da smartphone avevano cercato il banchetto e firmato il quesito referendario sulla Bossi-Fini. Chissà quanti.”. La vera nefandezza di quella norma è data da ciò che rappresenta: una minaccia. Una intimidazione mafiosa perché impedisce a chiunque di prestare aiuto, impedisce anche il più piccolo gesto di umanità, davanti ad una sacrosanta rivendicazione di vita e libertà.
Francesco Marangolo