
Oggi nel mondo si contano più di 2 milioni di specie di animali in via di estinzione e le cause sono sempre da ricondurre all’azione dell’uomo, come il bracconaggio e l’inquinamento che alterano o distruggono completamente gli habitat marini e terrestri. Questi fenomeni riguardano anche l’Italia, un paese con particolari condizioni climatiche che rende possibile una biodiversità elevata e varia. O meglio renderebbe possibile, il condizionale ormai è d’obbligo, poiché anche nel Belpaese si contano innumerevoli specie a rischio di estinzione.
l’Unione internazionale per la Conservazione della natura ogni anno indica nella IUCN (Red List of Threatened Species ) la Lista Rossa, le specie di animali ad alto rischio di scomparire su un determinato territorio e per l’Italia la lista si allunga sempre più ogni anno. Tra gli animali più a rischio, per cui sono in corso programmi specifici per scongiurare tale evento negativo, ci sono: l’orso bruno marsicano, il lupo, i pipistrelli, alcune specie di farfalle diurne, lo stambecco alpino, l’aquila del Bonelli, la Pernice Bianca. Questi solo alcuni nomi di animali il cui habitat è seriamente compromesso dalla mano dell’uomo, come per l’orso bruno marsicano che vive in montagna e vede ogni giorni ridurre il proprio spazio vitale a causa delle attività umane. L’aquila del Bonelli è più che rara, difatti si parla di meno di venti coppie concentrate nella sola Sicilia; il lupo per cui è iniziata un’operazione, fortemente voluta dal WWF, denominata “San Francesco” che prevede il ripopolamento dell’Italia con esemplari di lupo, fino ad oggi, di soli 500 con anche un rischio di perdita di identità genetica a causa di ibridazione con i cani randagi.
I pipisterelli dovrebbero essere un vanto per il nostro paese, in quanto si conta una biodiversità elevata rispetto l’Europa, sono presenti sul territorio circa 34 specie diverse rispetto all’intera Europa che ne conta 45, e che sono seriamente a rischio di estinzione a causa dell’utilizzo di pesticidi nell’ambito dell’agricoltura.
Insomma un quadro allarmante che non deve essere sottovalutato e che è indice di un ambiente malato, poiché l’uomo si ostina a non proteggerlo, distruggendo l’habitat naturale degli animali, ma che lentamente distruggerà anche la propria salute, continuando a voltarsi dall’altra parte in virtù del progresso tecnologico e dell’insensibilità nei confronti delle altre specie viventi e di se stesso.