
E’ bollino rosso in tutta Italia. Le alte temperature non sembrano destinate a scendere, c’è pericolo soprattutto per le fasce d’età più a rischio. I gestori dell’acqua danno l’allarme.
Secondo il bollettino meteo pubblicato dal ministero della salute, tra oggi e domani sono previste temperature molto alte, tanto da far scattare il “livello3 – rosso” di afa in ben dieci città italiane. Il ministero spiega che la condizione del clima italiano per le prossime 48 ore è di forte emergenza dovuta al caldo eccessivo con temperature che potrebbero raggiungere anche i quaranta grandi. Le città che nella giornata odierna sono a rischio bollino rosso sono: Bologna, Bolzano, Brescia, Perugia e Torino; domenica invece allerta per Ancona, Campobasso, Firenze, Perugia e Pescara. Molto problematica risulta dunque la situazione, non solo per le persone affette da problemi di salute, anziani e bambini, ma anche per tutti coloro che hanno una vita sana e attiva.
Si consiglia di evitare di uscire nelle ore più calde della giornata e di coprirsi adeguatamente quando si è in strada. Bere molta acqua per evitare disidratazione e malori. Mangiare leggero e nutrirsi di sostanze che aiutano l’organismo ad integrare sostanze nutritive e sali minerali.
Le ultime due settimane sono state le più calde dell’anno a causa dell’anticiclone africano che ha portato con se alte temperature e un grosso carico di umidità. Questo ha fatto scattare l’allarme siccità in molte città italiane con danni di quasi un miliardo di euro, secondo Coldiretti. Molti dei nostri fiumi si sono ridotti notevolmente mentre a Torino, il fiume Po è poco più di un rivolo di appena 13 centimetri a 30 chilometri dalla sorgente. A Roma intanto si ipotizza il razionamento dell’acqua con la chiusura del servizio in determinate fasce orarie.
E’ allarme anche per gli acquedotti italiani. Secondo Utilitalia, federazione che riunisce i gestori dell’acqua, gli acquedotti del nostro paese hanno una perdita media pari al 39%. Ogni cento litri di acqua immessi, ben 39 vanno perduti a causa di una rete nazionale vecchia e posata più di trent’anni fa. La federazione sarebbe pronta a richiedere al governo interventi in merito pari a cinque miliardi l’anno.