
Nell’Irpinia più interna e spaziosa, quella dove la luce del giorno ha un chiarore diverso e dove il freddo arriva prima che nel resto della Campania, dopo una prima prova primaverile ben riuscita si sta ripetendo (probabilmente con maggiori mezzi economici a disposizione) una manifestazione culturale sicuramente di ottimo valore e, si spera, pure di ottimo richiamo. La manifestazione “Irpinia: un sistema fra cultura e memoria”, è organizzata dal Comune di Bagnoli Irpino (quella primaverile era organizzata dal Comune di Mirabella Eclano) conosciuto per il tartufo e per il pianoro del Laceno, ed è finanziata dalla Regione Campania attraverso il “P.O.F.E.S.R. 2007-2013 obiettivo operativo 1.12”. Si tratta di quei soldi che l’Unione Europea (F.E.S.R. sta per Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale), tramite le Regioni (P.O. sta per Piano/Programma Operativo Regionale), destina alle iniziative promosse dagli enti locali per valorizzarsene le bellezze e pubblicizzarsene le cose turistiche o potenzialmente turistiche (obiettivo operativo 1.12, uno di quelli relativi al sistema turistico, insieme agli obiettivi 1.9,1.10,1.11. Poi ci sono quelli da 1.1 a 1.8 che riguardano il territorio nella sua essenza più ecologico/ambientale). Sulla quantità di soldi ottenuti per fare l’iniziativa non abbiamo notizie precise, pertanto, proprio per allontanare i malepensieri e per fugare i dubbi riportiamo la didascalia dell’obiettivo operativo 1.12 data dal relativo documento ufficiale della Regione Campania: “1.12 – promuovere la conoscenza della Campania.
Realizzare campagne di comunicazione e attività di direct e trade marketing per la promozione dell’immagine coordinata del prodotto turistico e dell’offerta turistica della Regione Campania, sia sul mercato estero sia su quello nazionale per contribuire a determinare l’aumento degli arrivi e delle presenze turistiche (nonché della spesa media pro-capite per turista), la destagionalizzazione, il riequilibrio delle presenze sul territorio regionale, con effetti positivi anche sugli indicatori economici e occupazionali”. Ora, se gli obiettivi compresi nell’obiettivo operativo 1.12 possono realmente realizzarsi tramite manifestazioni come quella che bene o male stiamo pubblicizzando lo lasceremo giudicare ai lettori. A parer nostro, pur volendo gli organizzatori comprensibilmente accrescere la portata dell’iniziativa, non si può negare la validità culturale e artistica della stessa, che a noi preme sottolineare, la sua novità nel panorama provinciale irpino, la sua evidente lontananza dalle triviali mangiatorie e bevitorie che tante volte hanno sfruttato (e qualcuna ancora sfrutta) bei soldi pubblici per non si sa quali motivazioni socio-culturali. Sia chiaro, noi non siamo contro le mangiatorie e le bevitorie collettive, anzi…Però vorremmo continuare a considerarle per quelle che sono, allegri momenti di infracomunitarismo e, quando più note, allegri carnai pluricomunitari di gente alla ricerca della festa di piazza più trendy per passarci la serata. A meno poi di intendere il termine cultura con il significato antropologico di “usi e costumi di una popolazione geograficamente localizzata e localizzabile”, nel qual caso ogni contrada solitamente indicata con la locuzione “abbascio là/ngoppa là” di ogni paese dell’Irpinia avrebbe diritto a prendere soldi europei, per via degli accenti acuti e degli articoli determinativi che cambiano, e soprattutto per via delle focacce pasquali che cambiano imbottitura, rimpinzate di erbe diverse e sconosciute ai compaesani delle altre contrade (stiamo parlando della “pizza co’ l’erba”, a parere di chi scrive il capolavoro culinario irpino). La divagazione mangereccia (“gastronomica” si dice oggi, con orribile somiglianza ai problemi di stomaco) ci è paradossalmente necessaria per non perdere di vista la cultura intesa come opere e momenti di crescita culturale nel modo in cui tale crescita l’intenderebbe un vecchio professore di storia e filosofia, cioè come divulgazione e assimilazione di saperi e di idee.
Ecco, la manifestazione irpina “fra cultura e memoria” piace ai vecchi professori di storia e filosofia, e azzardiamo che sarebbe piaciuta pure al critico cinematografico e fondatore del festival “Laceno d’Oro” Camillo Marino, nel cui omaggio ogni comunale e/o provinciale assessore avellinese alla cultura si rifugia per trovare visibilità al proprio ruolo. Sul tema dell’influenza culturale (e non solo commerciale) delle manifestazioni, noi sosteniamo che ogni iniziativa realmente culturale che si offre ai cristiani ha un carico rivoluzionario, tutto sta a farli partecipare, i cristiani, senza segmentarli e selezionarli (e così escluderli) per capacità di comprensione. Secondo i “comunicativisti” questo passaggio è compito del marketing culturale che, laccando e ingolosendo l’evento, lo fa emergere dalla sua melma cattedratica e lo offre fresco e intelligibile al popolo (si poteva dire una volta) sufficientemente istruito. A parer nostro e dei poco comunicativi, oltre alle marchette del marketing oggi pur necessarie, c’è sempre bisogno di interesse del popolo alle cose della cultura apparentemente alta; nell’accendere tale interesse il marketing non può che fallire laddove ben riuscivano, ad esempio, i partiti politici storici, quelli distrutti dal primato dell’economia e dal marketing politico figlioccio di quel primato. La cultura, di ogni umana arte, è sempre politica, ecco l’evidenza che il marketing figlio dell’economia si rifiuta di vedere. Per questo il marketing arriva fino a un certo punto ma poi non riesce a interessare i cuori del popolo, o meglio, non gli interessa interessare i cuori del popolo accontentandosi di interessare le pance dei target di riferimento. Nello specifico della manifestazione irpina, al netto del perseguimento degli obiettivi turistici strumentale a prendere i soldi per cantare la messa, tutta la funzione effettivamente si presenta come un’autentica rassegna d’arte, forse un po’ troppo sussiegosa (ma servivano i soldi europei), poggiata sulla fotografia e su tre mostre fotografiche prolungate intorno alle quali tenere dibattiti e proiezioni, seminari e presentazioni di libri.
I luoghi, scenari decisivi per la riuscita turistica della proposta, sono i borghi ben rifatti di Bagnoli Irpino e Nusco, l’abbazia del Goleto nel circondario di Sant’Angelo dei Lombardi e il Carcere Borbonico al centro di Avellino. L’abbazia del Goleto è un complesso religioso risalente al XII secolo, di stile perlopiù romanico, iniziato da (san) Guglielmo da Vercelli e arricchito di chiese, chiostri e torri nel corso dei secoli successivi, finalmente restaurato pochi anni fa dopo un lungo periodo di assurdo abbandono. Il carcere borbonico è un vecchio e tipico carcere di epoca borbonica, edificato in un orto botanico di cui ancora c’è qualche traccia, dismesso da prigione solo dopo il terremoto del 1980 oggi è il principale polo museale irpino, con ampio interno cortile esagonale adatto a ospitare musicisti e teatranti in esibizione estiva. Intorno e dentro a questi luoghi le due direttrici della rassegna, Maria Savarese storica dell’arte e Carola D’Agostino esperta in reperimento fondi europei, già dal 20 settembre scorso hanno fatto partire gli “eventi” principali, quattro, che termineranno a gennaio dell’anno prossimo. Primo evento, già fatto, imperniato su Tony Servillo che ha letto pezzi del film “Trevico-Torino, viaggio nel Fiat-Nam” del trevicano Ettore Scola; secondo evento, già fatto pure questo, imperniato su Moni Ovadia che ha parlato di arte e cultura come (non) priorità politica; terzo evento, fissato per il 22 novembre (possiamo andarci quindi), con l’attore Fabrizio Gifuni chiamato a discutere di tempi presenti e passati dei territori; quarto evento, gennaio 2015 ma giorno da stabilirsi, presentazione del documentario “Irpinia Madre” di Nicolangelo Gelormini, sui figli di successo della terra di mezzo che gli organizzatori della vetrina culturale chiamano, e non per primi, “regione d’Irpinia”. Ad arricchimento dell’offerta altri artisti (Peppe Barra, Ettore Scola, Luca Bigazzi, Gianni Fiorito, Michelle Kokosowski, Andrea Renzi, Oreste Zevola, Piero Pizzi Cannella), tutti di ottimo nome nei rispettivi filoni, tutti presumibilmente ingaggiati con i soldi europei. Così come Fabio Donato e Andres Neumann, santoni della comunicabilità di eventi intellettuali alla ricerca di buona resa commerciale. Per maggiori informazioni segnaliamo il sito www.irpiniaunsistemafraculturaememoria.it, così anche noi diamo il nostro contributo al turismo culturale e al tentativo di destagionalizzazione…