
Un celebre proverbio, tipicamente campano, recita “muort nu papa se ne fa’ nat, morto un Papa ne subentrerà uno nuovo”. Mai nessuna frase, in questo momento, sembra adeguarsi all’aria di cambiamento che aleggia intorno al Napoli. Finita l’era “Beniteziana” e dimessosi il direttore sportivo Bigon, dopo ben sei stagioni alle pendici del Vesuvio, il patron Aurelio De Laurentiis si sta muovendo per pianificare il futuro. Il primo tassello da cui partire si chiama: Maurizio Sarri. Tecnico esperto, carismatico, innovativo, ma conservatore al tempo stesso, ha trascorso molti anni tra i campetti di “provincia”, facendosi le “ossa”, come si suol dire. L’anno scorso è stato l’artefice del “miracolo Empoli”, che ha coniugato risultati e spettacoli, andando ad imporre il proprio gioco spumeggiante, in ogni stadio d’Italia, tanto a San Siro quanto al San Paolo. L’ufficialità di Sarri è attesa ad ore, quasi a minuti. In città, molti sono i pareri contrastanti: c’è chi si complimenta per questa scelta, intravedendo lungimiranza nell’affidare al tecnico toscano la guida tecnica, ma al contempo rimbalza la parola “ridimensionamento”, effettuando un parallelismo con Rafa Benitez. Oltre a Sarri, De Laurentiis ha optato anche per Giuntoli, come nuovo direttore sportivo. Giuntoli è una vera e propria scommessa. Proviene dal Carpi,dove ha allestito la squadra dei record con un budget praticamente inesistente. Spesso si dice che “in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo” e chissà che la coppia, Sarri-Giuntoli possa far divertire i tifosi, trovando quell’equilibrio che persone dal curriculum più eloquente, non hanno raggiunto.