[dropcap]L[/dropcap]a partita era, ed è delicatissima, e questo era facilmente prevedibile. Ogni mossa errata fatta dal PD e PDL (per questo in misura minore) avrebbe avuto conseguenze catastrofiche per il partito. Il Partito Democratico uscito malconcio, per esser buoni, dalla storia Quirinale, ha dovuto sciogliere il nodo Governo. C’erano solo due possibilità prospettate dal 26 febbraio: governo con PDL, governo con M5S. Il PD ne ha scelta, inizialmente, una terza: un governo di minoranza fatto nascere con il placet dei Cinque Stelle (usando un espediente costituzionale).[divider] A differenza, infatti, di quello che si è fatto passare tramite i canali d’informazione – “governo di cambiamento”, formula quanto mai tautologica ed indeterminata – il partito, con Bersani mandato a fare tentativi goffi per più un mese, ha cercato, quindi, solo ed unicamente di avere il via libera (nessun impedimento) da parte di qualcuno (non esclusivamente dai cinque stelle), si parlò addirittura della Lega; il nostro sistema costituzionale, infatti, mette il limite (sacrosanto in un Paese così diviso) della fiducia Parlamento-Governo. Ma le intenzioni non sono mai state quelle di formare un governo PD-M5S. Lo ha confermato a “porta a porta” Marina Sereni del PD. La storia della “mancanza di responsabilità”, già traballante di per sè, si mostra, allora, in tutta la propria illusorietà. Un governo di cambiamento, se davvero lo si vuole porre in essere (ed il dubbio è lecito), non nasce chiedendo, con formule fantasiose quanto elusive, di “non impedire la nascita di un governo”. Magari, nonostante una proposta per un Governo tra i due partiti, il punto d’incontro non ci sarebbe stato, ma siamo certi, ad oggi, che non è quella la proposta politica avanzata. [divider]Se poi, non ne fossimo ancora convinti, basterebbe guardare al voto per il Quirinale: il PD non ha votato Rodotà per molti motivi, e tra questi vi è anche la proposta (che a questo punto possiamo dire percepita come minaccia) “votate Rodotà e magari chissà, si può aprire un dialogo su punti fondamentali”. Basta esser chiari.
Francesco Marangolo