
Roma – Possibile accordo di governo tra M5s e coalizione di centro-destra. A Di Maio la camera, a Berlusconi il Senato. Il Pd disposto al dialogo solo se “si riparte da zero” con i nominativi.
Nella giornata di domani, 23 Marzo, si aprirà ufficialmente la nuova legislatura e si eleggeranno i presidenti di Camera e Senato. L’ipotesi dunque di un Governo Di Maio – Berlusconi – Meloni – Salvini si fa sempre più concreta e quella di nuove elezioni ormai troppo lontana. Il cdx sembra dunque aver accettato la condizione di Di Maio, secondo la quale la presidenza della Camera va ai pentastellati in caso di intesa tra i partiti. A Forza Italia, per “l’accordo di spartizione del potere” andrebbe la presidenza del Sanato. Per quanto riguarda i nominativi, i maggiormente accreditati restano Roberto Fico (M5s) per Montecitorio e Paolo Romani (Forza Italia) per il Senato; quest’ultimo non ben visto da Di Maio ed i suoi per una condanna penale a carico. “Non voteremo persone indagate o sotto processo. Gli italiani hanno bisogno di risposte ai loro problemi, concentriamoci su quelli” ha dichiarato il capogruppo dei 5 stelle, Giulia Grillo. Altro nome in ballo per la coalizione vincente è dunque quello di Anna Maria Bernini (Forza Italia) che avrebbe di certo più chance.
Il Pd, deciso a restare all’opposizione, oggi si dice disponibile al dialogo e a contribuire all’elezione dei rappresentanti di Camera e Senato. Con l’autoesclusione del csx dai “giochi di governo”, ne il M5s ne la coalizione di cdx ha i numeri per governare e, nonostante l’accordo trovato per spartirsi gli scranni più altri di Montecitorio e Palazzo Madama, resta ancora da concordare il nome del nuovo Presidente del consiglio. I grillini, in quanto primo partito, vorrebbero decidere il nominativo per la premiership e, il cdx, come prima coalizione, vorrebbe fare altrettanto. Un nodo molto difficile da sciogliere e che passerà per le mani di Sergio Mattarella. Il colle potrebbe poi decidere di conferire l’incarico ad una persona terza ed estranea alle forze politiche maggioritarie che sia in grado di reggere un governo di scopo, di cambiare la legge elettorale ed arrivare nuovamente alle urne.