L’esponente del mondo della formazione rivolge un appello al neogovernatore: “Metta al centro della sua agenda il tema del lavoro giovanile, altrimenti tra cinque anni parleremo di una regione senza più giovani”.
NAPOLI – In Campania il tema del lavoro giovanile continua a essere centrale nel dibattito pubblico, ma “resta spesso privo di una direzione chiara e continuativa”. Lo afferma Enrico Ditto, imprenditore e attivista campano, volto noto della formazione professionale oltre che dell’hospitality. “In vista del 2026, la sfida non è moltiplicare gli annunci, ma definire poche priorità e portarle avanti con coerenza nel tempo, trasformando le politiche per il lavoro in un asse stabile dell’azione regionale. Per la Campania è probabilmente l’ultima chiamata per una svolta, per trattenere i suoi figli e fargli trovare lavoro e opportunità vicino casa. Mi rivolgo direttamente al neogovernatore: al centro della sua agenda deve esserci il lavoro giovanile, altrimenti tra cinque anni parleremo di una regione senza più giovani”.
Continua Ditto: “La formazione non può essere trattata come un capitolo accessorio o residuale. È il fondamento su cui costruire lavoro stabile, competenze solide e prospettive credibili per i giovani”, afferma. “Senza una strategia chiara sulle competenze, il lavoro rischia di restare una promessa che si rinnova a ogni legislatura”.
Per Ditto, uno dei limiti più evidenti delle politiche degli ultimi anni è la frammentazione degli interventi. “In Campania si è spesso proceduto per misure isolate, sperimentazioni brevi, progetti che nascono e finiscono senza lasciare traccia. Questa discontinuità rende difficile per i giovani orientarsi e per i territori costruire risultati duraturi”. Il tema, dunque, non è solo cosa fare, ma come farlo. “Serve una programmazione pluriennale, leggibile, che dia certezze e consenta a chi studia o si forma di sapere che sta investendo il proprio tempo in un percorso riconoscibile”.
In questo quadro, il 2026 può rappresentare un passaggio decisivo se si sceglie di puntare sulla qualità e sulla stabilità delle politiche pubbliche. “La formazione deve tornare a essere un investimento strutturale, non una risposta emergenziale. Quando manca continuità, si disperdono risorse e si alimenta sfiducia, soprattutto tra i più giovani”, osserva Ditto. Un altro elemento centrale è il rapporto con le imprese, che va rafforzato in modo sistematico. “Le imprese non possono essere coinvolte solo a valle, come semplici destinatarie di incentivi. Devono diventare interlocutori stabili nella costruzione dei percorsi, perché è nei luoghi di lavoro che le competenze si consolidano e diventano occupazione”. In questo senso, strumenti come apprendistato e formazione in alternanza possono svolgere un ruolo importante se inseriti in un quadro chiaro e duraturo.
Accanto a ciò, Ditto richiama l’attenzione sul valore dell’orientamento come politica pubblica continuativa. “Orientare non significa indirizzare, ma accompagnare. Aiutare una persona a comprendere le proprie capacità e le opportunità disponibili è un investimento che riduce errori, abbandoni e precarietà”.
Guardando alla prossima legislatura regionale, Ditto rivolge un invito al futuro Presidente della Regione Campania Roberto Fico affinché questi temi diventino centrali nell’azione di governo. “Mettere formazione, competenze e continuità delle politiche al centro significa rafforzare il tessuto sociale ed economico della regione. È una scelta che richiede visione e responsabilità, ma che può produrre effetti concreti nel medio periodo”.
“La Campania dispone di energie e talenti che non possono essere lasciati nell’incertezza”, conclude Ditto. “Il 2026 può essere l’anno in cui si cambia metodo, puntando su politiche serie, stabili e orientate ai risultati. I giovani non chiedono scorciatoie, ma percorsi credibili su cui costruire il proprio futuro”.
