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La Formula 1 non sarebbe stata più la stessa. Quel maledetto 1° maggio del 1994 segnò per sempre la storia del motorsport.
Sono già passati trent’anni, eppure sembrano essersi consumate un attimo fa quelle mirabolanti imprese sportive firmate da Ayrton Senna, il più grande talento che abbia mai messo le mani sul volante di una monoposto di F1, l’eroe acclamato in modo furente ed appassionato dal suo Brasile e, non solo, dal mondo intero.
Una leggenda senza fine, sospesa in bilico tra l’attimo irripetibile e l’eternità, come suggerisce l’hashtag #SennaSempre, che inonda senza sosta i social di mezzo mondo, Senna ha rappresentato – e rappresenta tutt’oggi – l’immagine più nitida della Formula 1, il mito che sfida la velocità senza paura e che arriva lì dove chiunque altro alza il piede e si tira indietro.
Un’icona sportiva ultra-generazionale, Ayrton è l’idolo dei bambini e dei ragazzi che oggi si avvicinano al mondo delle corse ed in egual modo l’idolo dei loro papà, dei loro nonni. Il campione assoluto che rappresenta un unicum nella storia dello sport.
30 anni fa quell’ingresso a folle velocità alla curva del Tamburello, ad Imola, quando il piantone dello sterzo della Williams n. 2 collassò sotto le mani del pilota brasiliano, lasciandolo senza scampo a bordo di un missile impazzito ed incontrollabile, che finì la sua corsa contro le barriere ad oltre 200 km/h. Le immagini, da quel momento in poi, le ricordiamo tutti. Il capo di Ayrton immobile, leggermente adagiato sul lato destro dell’abitacolo della sua monoposto, i soccorsi, i tentativi di rianimazione a bordo pista, l’elicottero e la corsa disperata all’Ospedale Maggiore di Bologna, l’agghiacciante conferenza stampa dei sanitari che ne annunciarono, alle 18,40 circa, la morte.
Con Ayrton, quel giorno, morì anche la Formula 1.
La Formula 1 che era esistita sino a quel giorno non c’era più. Svanì, sovrastata da quel sordo botto che accartocciò la Williams, lasciandone solo alcune parti integre. Da quel giorno, la sicurezza fu un tema prioritario per il circus, fu IL tema da cui far risorgere il motorsport.
Il weekend di Imola, trent’anni fa, raccontò di 2 piloti morti in pista – come Senna, anche Roland Ratzenberger trovò lo stesso tragico destino, nelle prove del sabato – e ciò impose di cambiare strada, di non aspettare oltre, di imboccare la strada tracciata da quello slogan tanto caro allo stesso Senna, cioé Safety First.
Fra circa 20 giorni la Formula 1 correrà proprio ad Imola, dove è attesa una grande celebrazione dell’anniversario della morte di Ayrton e un vero e proprio pellegrinaggio di migliaia di appassionati da ogni parte del mondo.
Viva la Formula 1. Viva Ayrton Senna!
#SennaSempre