
SENSOLE, ITALY - JUNE 27: Christo's Floating Piers installation near Isola di San Paolo on June 27th, 2016. The bulgarian artist's project connects Montisola and San Paolo island to the mainland using a modular floating dock system covered by yellow fabric.
Floating Piers di Christo: è stata ammirata in tutte le prospettive, in tutte le salse, nei colori smaltati di un arancio lacustre, anche in notturno, meravigliando i visitatori dell’estate sul Lago d’Iseo. L’opera ha portato 1 milione e mezzo di persone sulla passerella che ha suscitato polemiche e non poche critiche, così come alta è registrata l’affluenza strabordante che ha messo a dura prova anche la resistenza del ponte stesso, vista la decisione del prefetto di Brescia, Valerio Valenti, di chiudere il ponte alle visite notturne. Ma oggi, Floating è già passato. L’artista ha dichiarato (Skytg24) non senza una punta di malinconia che questa è il set più “spettacolare” nel quale l’artista abbia mai lavorato. Ha inoltre aggiunto che tali opere sono cimeli d’arte irrecuperabili in quanto la spazialità svanisce una volta destrutturata, non la si può rinchiudere in una stanza come si fa con un dipinto.
E c’è chi poi pensa all’adattabilità eventuale di Floating. Un ponte per 520 km di lunghezza a collegare due continenti, due nazioni – Italia e Libia – una conflittualità. Questa l’idea degli studenti del III L del Liceo Artistico “Giacomo e Pio Manzù” di Bergamo: si tratta di Simone Assi e Cecilia Rizzi. I ragazzi durante le lezioni hanno approfondito sia la tematica delle morti in mare, che l’opera dell’artista bulgaro, proponendo una soluzione di notevole carattere umanitario: l’utilizzo il pennellone viandante di Christo in una lunga passerella da porre a collegamento sopra il Canale di Sicilia, la Libia con l’Italia. I ragazzi hanno lavorato al progetto “Floating Bridge” su Photoshop, con la serietà di chi porta avanti un’idea che non potrà che rimanere sulla carta, almeno adesso. Ma i due si dicono soddisfatti, perché l’obiettivo era proprio questo: indurre alla riflessione. E se questo ponte immaginario sia l’inizio di un lavoro concreto di abbattimento delle barriere, culturali e fisiche, lo si vedrà in futuro. A conti fatti poi la Libia è già a un passo dall’Italia, e forse un giorno potremmo raggiungerla a piedi anche noi, quando le distanze saranno corte e le persone non moriranno più in mare.